— 57 — il momento di intervenire. Si mise alla testa dei baroni croati che avevano abbandonato la dieta e affrontò con le armi il ribelle. Mladino frattanto andava febbrilmente organizzando i poglizzani e i morlacchi, che costituivano il nerbo delle sue truppe. E, per meglio attendere a questa bisogna, aveva sùbito dopo lo scioglimento della dieta inviato Baiamonte nel cuore della Morlacchia per presidiare il castello di Imoschi *) e per proteggere la regione da eventuali invasioni nemiche. ' Le ostilità scoppiarono nell’ ultima decade di giugno2). Ancor prima però, verso la fine di maggio, i provveditori veneziani che si trovavano in Dalmazia, saputo dove Baiamonte si trovava, gli avevano lanciato contro una schiera di balestrieri. 11 castello di Imoschi era stato cinto d’assedio e tra gli assediatori c erano anche i figlioli di un certo Bramuccio — gente d’arme assoldata dalla Repubblica e inviata in Dalmazia in aiuto di Sebenico e Traù — che erano stati espressamente incaricati di procurare l’arresto di Baiamonte. *) Crediamo che nell’inidentificato castrum de la Mota, che ricorre in un importante documento veneziano del 12 giugno 1322 (pubblicato in LJUBIC S. op. cit., voi. Ili, pag. 439 e parzialmente in MUSATTI E. Storia di Venezia, Milano, 1919, voi. I, pag. 255-6), sia da vedersi il castello della odierna Imoschi. Per più ragioni. Anzitutto per l’affinità linguistica dei due toponimi, affinità che nei secoli passati era ancor più stretta. Studiando l’Archivio antico di Spalato, ci siamo imbattuti in numerosi documenti quattrocenteschi, nei quali il toponimo Imota, vivo anche oggi per indicare il campo di Imoschi, è ricordato come luogo dal quale i morlacchi calavano a Spalato per vendere il loro caseum murlachescum e per fornirsi di sale, panni e altre cose. Poi, perchè Imoschi, allora come ora, era il centro della Morlacchia, e Mladino, per testimonianza di Mica Madio « semper adhaesit amicitiae et auxilio Vlacorum et Policianorum » (ed. Brunelli, pag. 44). Infine, perchè anche oggi, un po’ più su della borgata d’ Imoschi, in posizione strategica, si erge un grande ed antico castello, la cui costruzione vuoisi risalga all’ epoca della dinastia nazionale croata. Vedi KLAIC V. Opis zemalja u kojih obitavaju Hrvati, Zagabria, 1881, voi. II, pag. 162. - Non ignoriamo però che un castello di simile nome esisteva anche nel trevisano, castello del quale Venezia era in possesso, perchè assegnatole assieme ad altre terre e castella del trevisano, da Tolberto e Biaquino da Camino con atto 6 luglio 1291 (Vedi VERCI G. B. op. cit., voi. Vili, pag. 70-71). Non escludiamo anzi che il castrum de la Mota possa essere proprio questo di Treviso. In questo caso però, bisognerebbe ammettere che i fatti ai quali il conte di Curzola si riferisce nella citata lettera ai provveditori in Ischiavonia, fossero successi almeno quattro o cinque anni prima, e che Baiamonte, durante il suo soggiorno a Treviso, fosse riuscito ad impadronirsi di questo castello, normalmente presidiato da milizie veneziane. Cose tutte sulle quali la nostra impreparazione non ci consente di portare sicuro giudizio, ma che dovranno essere prese in seria considerazione da chi in seguito studierà la dimora trevisana di Baiamonte. 2) Secondo il Sisic (op. cit., pag. 31) alla fine di luglio o in agosto. Noi preferiamo attenerci al termine concordato fra i traurini e il conte Paolo, anche perchè in caso diverso la cronologia degli avvenimenti successivi riuscirebbe troppo forzata.