GIUSEPPE PRAGA BAIAMONTE TIEPOLO DOPO LA CONGIURA Quella vasta e potente congiura che in sul finire del primo decennio del trecento, per poco non sconvolse gli ordinamenti della Repubblica di Venezia, attrasse in ogni secolo storici numerosissimi. Farne però una storia vera e propria non fu possibile prima della metà del secolo scorso, quando, resi accessibili gli archivi della Repubblica, specie gli atti del Consiglio dei Dieci, sino allora con geloso rigore custoditi, il Romanin e qualche altro poterono finalmente condurre i loro studi su un materiale ampio e sicuro. Ma se al Romanin '), al Cappelletti 2) e a quanti altri trattarono il medesimo argomento fu relativamente facile cosa scrivere di Baiamonte Tiepolo prima e durante la famosa congiura, difficilissimo fu invece seguirlo nelle ultime vicende della sua vita: nella dimora in Dalmazia. Il Romanin aveva benissimo inteso che non « era a credersi che un « uomo della tempra di Baiamonte si fosse tenuto tranquillo dopo la sua «partenza da Treviso, che avesse lasciato così ad un tratto di macchinare, « troncato ogni relazione co’ suoi complici e compagni di esilio, rinunziato « ad ogni speranza di miglior riuscita, o al divisamento almeno di essere « una molestia continua al governo che l’aveva cacciato » 3) ; e s’era perciò accinto a compiere la storia del famoso traditore. Vedendo però quanto insufficienti fossero le notizie e i documenti da lui raccolti a Venezia, specie *) ROMANIN S. Storia documentata di Venezia, Venezia, Fuga, 1913, voi. Ili, pag. 25 e segg. 2) CAPPELLETTI G. Storia della repubblica di Venezia, Venezia, Antonelli, 1850, voi. Ili, pag. 224 e segg. 3) ROMANIN S. op. cit., pag. 45-46.