— 144 — Mallevadore o che intenda comprare le incerte vicende Delle ulive pendenti dai rami dell' albero vivo Fino dal mese di luglio. O non senti ? non sai quell’ ebreo Ciò che all’orecchio d’Apella suo amico in segreto sussurri? Ehi! bada ben che tu un obolo o un asse non presti a Virrone! 70 Altro in città debitore non trovasi più rovinoso. Ieri la mensa imbandì con danaro tolto ad usura, Perchè bocconi più ghiotti potessero unger la bocca Al parassita Ermògene, al dissipatore Gargilio. Vàttene ormai e decidi con giusta bilancia, se ai ricchi 75 O agl’indigenti Virrone si trovi piuttosto da presso, Egli che ricco sfondato ne’ debiti tanto s’ingolfa. Uomo che è saggio il prò ed il contro equamente discuta. Gli occhi rivolgi a Rodope adesso. Che forme ! Che fiore Di gioventù ! Com’ arriccia, annodatasi dietro la chioma, 80 Bene la testa e con l’abito alzato mostrar sa le gambe ! Quale incede da mille imberbi assiepata 1 D’attorno Come le investono il fianco e l’accerchiano dense falangi E spasimando con fremito lieto di plausi la seguono ! Ella bea col volto chi vuole o tormenta con gli occhi 85 O col picchiar del ventaglio volubile toglie e dà il sonno. Ora prosegui, accompagna Rodope a casa: quand’entra Per riposar nella camera, chiedi all'ancella tornata Dove sia andato quel viso sì bello, quel fior giovanile. Riferirà consapevole in quanti barattoli e fiale 90 Della beltà gli elementi si serbano che altre fattezze Alla fanciulla daranno ed altri colori domani Con la mistione di polveri, opra d’artefice ancella. Gli anni, la chioma l’ancella darà, darà i denti e le luci: È dalla madre di Rodope Rodope a farti capace. 95 Gli omeri col cuscinetto s'agguagliano, cresce l’onore Per sì valente maestra alle gambe, al fianco il sostegno E l'impiumata cesarie al capo odoroso, alle ciglia L’arco, alle gote il color porporino del minio. Colei, Seppe colei adattare sul petto le mamme posticce. 100