— 219 - Data l’esiguità dei monumenti analizzati, dato che tutte le notizie di carattere storico egli non le attinse alla fonte prima, ma a opeie vecchie e assai infide, non deve destar meraviglia se i suoi risultati son tanto imperfetti e incompleti. Fu certo una malsana leggerezza quella che lo persuase a pubblicare immaturamente un’opera che, è giustizia riconoscerlo, era ben concepita, ma della quale nemmeno la parte euristica è condotta a termine. Prima di finire giova soffermarci ancora su un capitolo del suo lavoro. Il N., (cap. Vili) vede dei punti di contatto tra la beneventana dalmatica e la glagolitica angolare. E si affanna a cercarne le cause. Il problema è nuovissimo e stranissimo. Per noi non esiste. 11 passaggio da forme rotonde a forme angolari è fenomeno che si riscontra nello sviluppo delle scritture di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Ma se anche esistesse la soluzione ne sarebbe impossibile, data la assoluta mancanza di monumenti glagolitici che anche lontanamente possano essere comparati con la beneventana dell’ XI secolo. Il N. questa mancanza la sente e si arrabatta ricorrendo alla lapide glagolitica di Besca, la quale, secondo lui, sarebbe nientemeno che la traduzione di un atto latino scritto in beneventana! Ma, domandiamoci con stupore, è possibile cercare in monumenti lapidari glagolitici leggi grafiche che valgano per scritture latine consegnate alla pergamena ? E poi il N., non dovrebbe ignorarlo, a Veglia la beneventana non arrivò mai. Degli altri argomenti di questo capitolo non mette conto occuparci, tanto malferme e fantastiche ne sono le premesse. r p VlKTOR NOVAK, Najstariji dalmatinski rukopis « Evangeliarium Spalatense ». Paleogra-fìjska studija o nepoznatoj skoli poluuncijale osmoga stoljeca. (Il più antico manoscritto dalmato, l' ” Evangeliarium Spalatense ». Studio paleografico intorno a una ignota scuola di semionciale dell' ottavo secolo), pag. 1-88 con 7 tavole di facsimili. Pubblicato come supplemento al Vjesnik za arheologiju i historiju dalmatinsku, Spalato, 1923. Dopo trenta anni che l’insigne Evangeliario Spalatense fu per la prima volta segnalato al mondo degli studiosi (G. DEVICH, L'Evangeliario Spalatense dell’ archivio capitolare di Spalato, in Bullettino di archeologia e storia dalmata. Spalato, supplemento alle annate 1893 e 1894) era tempo che se ne facesse finalmente uno studio paleografico serio ed accurato. Il N. a questo studio si accinse con pazienza, con amore, con salda preparazione. E ci diede un lavoro per alcuni rispetti definitivo. Siamogli dunque grati e con piacere tributiamogli quella lode, che nostro malgrado non abbiamo potuto tributargli recensendo la sua Scriptura beneventana. Qui il caso è diverso: non più un’informazione indiretta, incompleta e superficiale, non più manchevolezze nello studio della parte storica, non più cecità nell’accettare conclusioni di opere storiche sorpassate; ma diretto, completo e profondo studio del monumento, ma la parte storica ampiamente sviscerata e seriamente meditata, ma scrupolosamente controllate tutte le notizie e tutte le idee di paleografi e non paleografi, grandi e piccoli. Ben a ragione il N., giunto al termine di questa sua bella fatica, pesate nell’animo suo le risultanze del lavoro, e sentitane l’importanza, può, con l’orgoglio dello studioso che è riuscito a squarciare le tenebre del passato proprio là dove esse incombevano più fitte, esprimersi in