— 180 — ha in sacro orrore: in orrore la lingua, in orrore i costumi, in orrore specialmente il nome di Venezia. In fatto di odi però, pare che l’educazione e l’erudizione dell’a. non siano all’altezza che per un buon storico croato si desidererebbe. Egli infatti pronunzia i nomi di « comune, consiglio, statuto, priore, tribuni, consoli, giudici » senza accompagnarli da nessun aggettivo ingiurioso, e quasi quasi lasciando intendere trattarsi di cosa naturale nella storia di Arbe. E non s’avvede che quei nomi dovrebbero sulla penna scottargli mille volte più che il nome di Venezia; non s’avvede che quei nomi e quelle istituzioni formano il più gran titolo di italianità dei comuni medioevali dalmatini ; non s’avvede che quei nomi gridano «Italia» mille miglia lontano e nella storia dell’italianità dalmata significano assai più che cento secoli di dominazione veneziana. Ma lasciamo questi argomenti, chè non è qui il luogo di farci paladini dell’uno o dell’altro regime. La storia è quella che i secoli hanno scritta e non quella che noi vorremmo. Ciò che qui importa è discutere non gli odi e gli amori dell’a., ma la sua cultura, la sua preparazione e misurare quindi i suoi risultati. Abbiamo già detto come nel suo lavoro gli errori pullulino in ogni riga: errori coscienti e non coscienti, errori dovuti ad ignoranza, a mala preparazione, ad assoluta incapacità di avere una visione storica qualsiasi. Notarli tutti sarebbe impresa che supererebbe ogni forza e ogni possibile pazienza. Tuttavia, per quanto ingrata sia la fatica cui stiamo per sobbarcarci, è impossibile, data la gravità dei giudizi che abbiamo pronunziati, non notarne almeno una parte. Saremo lunghi e noiosi, come lunghe e noiose sono state le nostre ricerche intorno alla storia di Arbe, fatte non col solo fine di contradire all’a. E cominciamo. pag. 48. Non è vero che Plinio accomuni nella denominazione «Absirtes» le due isole di Cherso e Lussino. Il naturalista romano anzi (III, 140) distingue assai bene che tra Cherso e Ossero che sono da lui chiamate, la prima «Crexi» e l’altra «Absortium». ibidem. L’a. dice essere sconosciuta l’origine del nome di Arbe. Per la glottologia l’etimo di Arbe è già bello che risolto da un pezzo. Vedasi FlCK A. Vorgriechische Ortsnamen, Gottinga, 1905, pag. 95 e 162. E per la terminazione e, che è un antico locativo, MEYER-LÜBKE, Romanische Grammatik, I, § 606. Non è vero che il nome Arbe sia «vecchia denominazione latino-bizantina». Ridicola l’asserzione che gli italiani non crearono un nome nuovo per Arbe, ma si servirono della vecchia denominazione latina, e infondate le congetture circa l’inizio del nome slavo «Rab».