— 31 — peregrinazioni e i loro soggiorni a Ragusa, completano meglio la smagliante collana di simboli e fatti annodanti in fratellanza culturale le due sponde adriatiche, in questo periodo pertanto. 11 primo è Giovanni da Siena che già alla fine della dominazione veneta, tra il 1349 e 1352 costruisce la chiesa di S. Biagio*) e, secondo il Gelcich (p. 45 in « Sviluppo civile »), eseguisce nel 1397 il ponte di Pile. Contemporaneo a questi è Bartolo di Cremona che lascia memoria di se in una campana della chiesa domenicana risaliente al 1359 . A mezzo il secolo XV quale riflesso di una generale fioritura anche le arti belle ricevono vigorosi impulsi e si concretano in opere signorili. Sono di quest’epoca specialmente il Palazzo del Rettore (1435), le monumentali fontane ed il grandioso acquedotto (1437): tutte creazioni mirabili del napoletano Onofrio de La Cava?’), coadiuvato da altri artisti dalmati e italiani. Tra cui bisogna annoverare anche Niccolò Larizi, nobile cremonese, ideatore geniale del celebre capitello d’ Esculapio4), e nel 1441 « maestro Guliermo » probabilmente identico con quel Gulielmus da Messina che nel 1447 è addetto specialmente ai lavori dei finestroni del Palazzo. Non va neppure scordato che ai lavori del Palazzo prende parte nel 1452 Pietro di Martino da Milano. A opere più pratiche, cioè fortificatorie, è intento invece nel 1461 Bernardino di Parma, ingeniarlo della Repubblica, « magister bombardorum » e d’altre opere di difesa 6). In seguito a danni cagionati da un terribile terremoto nel 1520, già menzionato, e per relativi restauri, vengono in quest’ anno chiamati d’Italia diversi architetti ed artisti, tra cui eccelle Bartolomeo qm. magistri Jacobi da Mestre, che imita Giorgio Orsini nella facciata della chiesetta di S. Salvatore °). Ma nell’ assurgere dell’ arte ragusina non sono i soli maestri d’Italia ad agitarne le vibrazioni o a segnarne il progresso. Ci sono anche, cioè anzi, delle energie indigene che s’ affermano in patria e passano poi l’Adriatico per offrire all’ Italia i loro modesti omaggi dalmatici. Paolo raguseo *) Cfr. Si. Skurla: Dubrovnik svrsetkom XV st.» in -'Dubrovnik , 1875. 2) Cfr. St. Skurla: «Dubrovnik svrsetkom XV st.» in Dubrovnik , 1875. 3) Su Onofrio de la Cava cfr. A. Dudan', «La Dalmazia nell’arte italiana ■, I, 170 e s. J) G. Gelcich: < Dello sviluppo civile di Ragusa», 64. 5) A. Dudan: op. cit., 199. 6) A. Dudan'. loc. cit.; Gelcich: op. cit., 77,