— 83 — Abbiamo già detto come Caroberto non avesse affatto rinunziato a far valere la sua autorità sui signorotti della Dalmazia mediterranea. Dopo la ribellione di Mladino e la defezione del Babonich, dopo l’inutile discesa di Niccolò di Omodeo, nell’agosto 1326 un altro bano — il quarto! — scendeva in Dalmazia per imporre ai riluttanti signori croati la fedeltà al re d’ Ungheria. Era questi Michele di Mihàcs, bano di tutta la Slavonia, persona fedele e assai grata a Caroberto. La sua spedizione fu da principio foitunata. In Croazia gli riuscì di impadronirsi di Unaz e degli altri castelli tenuti dai figli del Babonich. Ad Unaz lo raggiunsero verso la metà di agosto il Cotromanovich, i conti Federico e Giovanni di Veglia e Baiamonte1). Così rafforzato egli doveva non soltanto marciare contro il Nelepich e gli altri ribelli, ma doveva anche cercare « de habendo dominia civitatum » 2), togliere cioè a Venezia le città di Zara, Sebenico e Traù. La presenza di Baiamonte nell’ esercito del Mihàcs acquista quindi un significato tutto particolare: è un nuovo atto dell’eterno nemico di Venezia, che non si lascia sfuggile nessuna occasione per gettarsi risolutamente dalla parte dei nemici della Repubblica, aiutarli con il consiglio e con l’opera, pur di trionfare del governo che l’aveva bandito. Venezia però intuì subito il pericolo che correvano le sue terre dal-matine : al bano e ai suoi collegati oppose una non meno forte coalizione dei signorotti croati ribelli al re d’Ungheria e delle città dalmatine che le si erano dedicate. Sì che quando, nell' ultima decade di agosto, il Mihàcs, « prò exaltatione sacre corone regie et incremento honoris regie maiestatis » venne a battaglia con il Nelepich, il Cotromanovich e i Curiacovich, «notorii infideles et emuli regie maiestatis» fu vinto crudelmente («crudeliter devictus») e scampò appena appena dalle mani dei nemici Non sappiamo se anche Baiamonte prendesse parte a questa battaglia. Certo è che egli fu presente ai conversari e alle trattative che la precedettero. Il 3 settembre 1326, nel Consiglio dei Dieci era stata avanzata proposta di redarguire severamente i conti Federico e Giovanni di Veglia, cittadini e feudatari di Venezia, di aver sopportato dei contatti col traditore. !) Incipit historia cit., ed. Brunelli, pag. 58-59. a) LJUBIC S., op. cit-, voi. I, pag. 168. 3) SMICIKLAS T., op. cit., voi. IX, pag. 307 :