- 135 — Juppiter! Ecce herus hic. Nuper de rure paterno Venit in urbem jam grandis, jam vertere aratro Glebas et durum doctus tractare ligonem. 145 Artem servitio mutavit seque locavit Scauro: filiolum ad ludum deducere Scauri, Perferre huc illue domini mandata per urbem, Inter et ancillas unctam evenisse culinam, Suffurari aliquid, quod fors objecerit, omnis 150 Vita fuit: vix litterularum prima dementa Discere, epistolium ut posset conscribere matri : quattrini per puro sfoggio di lusso. Chi sarà costui? — 143. nuper de rure paterno: lavorava il poderetto paterno in campagna (il fondo, come è detto poi, consìsteva in una casupola con un campicello) cfr. Juv. VI, 55, dove rure paterno equivale ad agello paterno (ìbid. 57): il plur. rara paterna di Orazio (Epod. Il, 3) è già qualcosa di più. — 144. venit in urbem jam grandis: grandis adulto, cresciuto. Dunque appartiene davvero alla classe della gente rifatta (homines novi). -- 144-145. jam vertere aratro etc. Era un contadino: terram qui vertit aratro (Hor. Sat. I, 1, 28). — durum doctus tractare ligonem, cfr. Hor. O. Ili, 6, 38, (proles) docta ligonibus versare glaebas; per doctus coll’inf. oltre a quest’esempio, cfr. tra altri Ovid. Am. Il, 6, 62 (docta loqui); Pers. V, 15-16 (radere doctus); anche Resti, Sat. IX, 182 (docta faltere). L’aggett. durus è dato a ligo da Orazio (Epod. V, 30). Il satirico insiste sulle origini del signore capitato anni addietro (con l’avv. nuper si richiama a un tempo passato, non molto distante) in città. L’azione si svolge a Ragusa. Resti, Sat. XXIV, 189 Sgg. : sic nostro in populo et forte in majore videtis Accitus quoties medio quis rure, repente Invento velut argento ditescit et auro etc. — Il V. 146 ha la rima interna. — 147. filiolum ad ludum deducere Scauri: Scaurus, cognome romano della gens patrizia degli Emilii e della gens plebea degli Aurelii, derivato, come tanti altri, da caratteristiche fisiche (dai talloni sporgenti, anitroccolo) ; forse il Resti mirava qui a persona determinata della classe patrizia. — Per questo e quel che segue è opportuno ricordare che i signori di Ragusa si facevano venire dei servitorini dalla campagna (e li chiamavano latinamente pueri), i quali avevano il còmpito di portare i libri ai figlioletti dei padroni, accompagnandoli alla scuola (per lo più da qualche prete), dove imparavano a leggere e scrivere come i padroncini : termiminata la loro istruzione e messo insieme qualche gruzzolo, i pueri diventavano (aiutati dai padroni) capitani mercantili o ecclesiastici o negozianti : qualcuna delle famiglie cittadine più ragguardevoli di Ragusa discendeva appunto da antenati pueri (cfr. Stojanovic cit., p. 108-110). Questo, di cui parla il satirico, è venuto in città jam grandis; tuttavia esercita l’ufficio e segue le sorti di un puer. — 149. unctam everrisse culinam: si noti che everrere vuol dire tanto ripulire che rubare (Cic. Verr. II, 52, eversum atque extersum): si renda quest’anfibologia intenzionale con spazzare, scopare o sim. che hanno tutt’e due i significati. Ma poi (v. 150) usa senz’altro il verbo suffurari (=- rubare sottomano, Plaut. Truc. Il, 7, 15). — 151. vita fuit fu tutto il suo còmpito, ufficio (genere di vita, professione, cfr. ¡lioc). — 152. epistolium conscribere, avyyodfpetv = mettere in iscritto