— 53 - del bano di devastare quanto più gli fosse possibile il territorio di Gorizia e perchè chiedesse all’ uopo consiglio ed aiuto '). È nota la fine di queste contese: il 10 febbraio, per interposizione di Venezia, i dissensi furono composti. E Venezia, per aver fatto da mediatrice, ebbe talmente accresciuta la sua influenza, che il 17 aprile 1318 le fu possibile ottenere che Baiamonte e i suoi seguaci fossero definitivamente banditi da Treviso, cosa che indarno aveva sino allora domandato2). Dove si recasse Baiamonte subito dopo questo bando, non sappiamo dire. Ma non passò molto ch’egli tornò in Dalmazia. 11 primo documento che ce lo attesti di nuovo presente in Dalmazia è del 27 febbraio 1320 3), ma egli doveva esservi ritornato per lo meno mezzo anno prima. Nell’ottobre 1319 ad Arbe, comune dalmatino retto dal conte veneto Niccolò Sanudo, succedono avvenimenti gravi. 11 conte, assieme ai giudici, per cause che non sappiamo, fa impiccare cinque cittadini. La città è in sommossa : una numerosa fazione si allontana e stabilisce il suo quartiere generale nel monastero di san Pietro in Valle, sulla stessa isola di Arbe. 11 Sanudo intanto, non sappiamo precisamente da chi, ma probabilmente dagli exititii, è accusato presso gli Avogadori di Comun di gravi malversazioni, per le quali il Maggior Consiglio gli ordina di presentarsi entro otto giorni a Venezia per scusarsi. Ma il Sanudo, poco dopo arrivato, fa rivelazioni politiche gravi : nell’ affare interviene il Consiglio dei Dieci, che ordina al viceconte di Arbe di arrestare e mandare ben legati a Venezia alcuni arbesani. Si parla di una lettera che un certo Petrozino di Arbe avrebbe consegnato a un altro arbesano, Nicoliza. per parte del nobile zaratino Paolo de Varicassi, lettera che fu poi presentata allo stesso Sanudo. Mentre durano gli interrogatori di questi arbesani, rinchiusi nelle carceri dei Dieci, il Sanudo produce finalmente il 6 febbraio I 320 una scrittura « super negotio Baiamontis et Petri Quirino ». Il Consiglio dei Dieci l'accetta e lo stesso giorno concede libertà a Marino Falier e ad Andrea Michiel — che già il 2 gennaio avevano avuto facoltà di trattare la morte di Baiamonte e del Quirini — di promettere *) VERCI G. B. Storia della Marca Trivigiana e Veronese, Venezia, Storti, 1788, voi. Vili, doc. 863, pag. 103. *) VERCI G. B. Storia cit., voi. Vili, doc. 882, pag. 124. 3) Vedi in appendice il documento n.o 6.