— 185 — pag. 83. Dove ha trovato l’a. che Vettor Pisani, mandando nel 1378 ad Arbe Lodovico Loredan con dieci galere, gli avesse ordinato di incendiarla? A questo proposito non vogliamo far pesare il brano del CARESIN1 : «Die mercurii X. novembris, prefato Ludovico provisore eunte Arbum cum X galeis, confestim Arbenses, clavibus exhibitis, ad suum veruni ducale dominium redierunt» (LUCIO, «De regno», Amsterdam, 1668, pg. 240), chè forse ci si potrebbe osservare la partigianeria del cancelliere della Repubblica; ma sentiamo come si esprima il disinteressato e imparzialissimo CHINAZZO: «il Pisani mandò dieci galere a dimandar agli Arbesani, che gli dessero la terra, i quali dubitando di non potergli resistere, se gli resero» (ed. Daeili, 1865, pag. 37). Nè si trattava soltanto di non potergli resistere: in Arbe c’era un fortissimo partito favorevole a Venezia. Sentiamo nuovamente il CHINAZZO (ibidem, pag. 131): «Alli 8 d’agosto (1380) giunse nuova a Venezia, che Genovesi avevano avuta la terra d’Arbe, perchè il primo del mese si appresentarono con l’armata, nè volendosi quelli di dentro rendere, diedero loro due gran battaglie, nelle quali furono morti e feriti assai da ambe le parti. E mentre si preparavano di dar loro il terzo assalto, il popolo dubitando di non poter resistere, e di essere saccheggiati come quelli di Capo d’Istria, si rese, salvo lo avere e le persone, dando loro nelle mani Luigi Contarini loro rettore con tutti gli altri Veneziani, che erano in esso luogo, dando anco loro nelle mani alcuni dei principali loro cittadini che erano stati causa di levar quella terra dal dominio del re d’Ungheria, e darli a’ Veneziani». pag. 87. È falso che i veneziani per occupare Zara nel 1409 abbiano dovuto soffocare una sommossa. I gonfaloni di s. Marco, issati dagli zaratini, sventolarono in città assai prima che i provveditori veneziani venissero a prenderne possesso. ibidem. Non è vero che le lotte di parte suscitate da Giovannino de Dimine si siano svolte nel 1409. Esse invece ebbero luogo nel 1399, quando ardeva acerrima la lotta tra la fazione di Sigismondo e quella di Ladislavo. pag. 88. Il conte Marco Michiel (1409) non fu eletto dagli arbesani, ma da Venezia. pag. 88-89. Vani gli sforzi dell’a. di rappresentare il conte di Veglia come un paladino disinteressato di Sigismondo e un magnanimo difensore dei diritti di Arbe. Anzi la figura che il conte Niccolò fa negli avvenimenti del 1409-12 è quella di un ingordo profittatore. Comincia quel conte col domandare a Venezia una galera per visitare il Santo Sepolcro: e Venezia il 27 marzo 1410 gliela accorda. Ottenuto questo batte a quattrini: chiede un prestito(l) di 3000 ducati, poi un