— 203 — anche riescono del tutto insignificanti di fronte alla rigogliosa cultura italiana dell’Istria e della sua letteratura, che ha al suo attivo il periodo gloriosissimo dell’umanesimo, il movimento dottrinale della storia patria, l’ondeggiamento caratteristico di nuovi orizzonti artistici ed è onorata da un Rapicio, da un Qoineo, da un Patrizio, da Girolamo Muzio, Marco Petronio Caldana, Giulio e Bernardo Trento, Girolamo Gravisi, Gianrinaldo Carli, Domenico Rossetti, Pietro Kandler, Pasquale Besenghi degli Ughi, Giuseppe Revere. Sicché ancora a mezzo il secolo XIX° la « cultura letteraria croata » dell’ Istria è ai suoi primi orientamenti dei secoli XIIIo e XIVo ed è in massima parte rappresentata dai preti gla-goliti o da altri sacerdoti, che nelle parrocchie di campagna esercitano i loro uffici divini in mezzo a genti tutt’altro che illuminate dai raggi della civiltà moderna e con intendimenti tutt’altro che artistici. Il terzo capitolo vorrebbe illustrare la « cultura letteraria croata » del periodo moderno e tratta degli «scrittori» croati dal 1850 al giorno d’oggi. Lo Spincic crede di assolvere il proprio compito con l’elencare semplici biografie d’ogni possibile specie di «scrittori», cioè di chiunque abbia scritto « qualche cosa », e compone un mosaico di medaglioni... (circa 150) con tali larghezza e indulgenza, che non trovano riscontro in nessuna opera di tale genere. Non solo Croati d’Istria sono presi in considerazione, ma vengono anche « accolti »... Croati in genere o Sloveni che vissero più o meno a lungo in Istria (VolciC, Nazor, Ravnik, Mahnic) e uomini che appartengono alla civiltà italiana (Tartini) o la cui personalità politica non è bene precisata (Jurasich). E oggetto di biografia o di speciale menzione diventa ogni maestro, ogni prete, ogni dilettante che abbia scritto un cenno solo ; come pure cantanti, pianisti, falegnami-intagliatori e disegnatori-pittori che abbiano dato prova di sè in qualche teatro, rispettivamente in qualche chiesa o sacrestia di campagna. Dei cento e cinquanta « uomini illustri », che lo Spincic tratta, appena una mezza dozzina si sarebbe meritata la « biografia » in altra opera di tale genere, ma, s’intende, più seria e più equilibrata. Tutti gli altri sono trascurabilissimi autori di testi scolastici, di catechismi, di versioni, d’insignificanti opuscoli, di raccontini o di poesiole d’appendice di giornali e di almanacchi. Allo Spincic sembra degno di « biografia » anche chi pubblicò in un giornale quotidiano un proprio discorso politico o alcune prediche; chi tradusse decreti ministeriali o intessè la biografia di qualche proprio compagno; chi scrisse anche un solo necrologio (Martinolic, pag. 101) o un solo articolo (Zamlic, ib.); anche chi non scrisse niente, ma prese parte a conversazioni d’argomento letterario (Iv. Bastijan). Così pure lo Spincic si sente in dovere di fare la «biografia» di certi « Croati » (!) che non vollero scrivere in