- 128 — Verte oculos nunc ad Rhodopen. Quae forma! juventae Qui flos! Quam bene crine caput crispare revincto, Sublataque potest suras ostendere palla ! Ut mille incedit stipata imberbibus ! llli Ut circa latus assultant glomerantque phalanges 80 Et cupidi laeto assensu fremituque sequuntur ! Quem vult, illa beat vultu, vel lumine torquet, Versilis aut ictu dat somnum adimitque flabelli. come formula ironica di conclusione, Hor. Epist. I, 6, 17; II, 2, 76; Ovid. Artis am. 1!, 222; Pers. IV, 19-; Juv. VI, 306; X, 310 (cfr. nell’exprobraiìo ignaviae che Elena fa a Paride con parole amare l’uscita ironica: d/J.’tifi vin> JtQOxàkeaaai, Ilom. II. Ili, 432), tanta in re tantum alieno mergitur aere: tanta e tantum dànno rilievo alla canzonatura; re e alieno mergitur aere, contrasto efficace. Anche l’esametro (con la gravità dei tre spondei fra i quali guizza il dattilo del terzo piede: tantali) seconda l’intendimento del satirico. Con una sostanza così vistosa è carico di debiti! Il poeta conclude: Virrone che si fa deridere per le sue grandezzate serva di mònito al saggio, perchè non sia avventato ne’ giudizi: in partem sapiens utramvis disputet aeque. 76. Verte oculos nunc ad Rhodopen Ecco una figura femminile come secondo esempio: un nugolo di donne frivole e capricciose ci passa innanzi nelle satire del Resti. Il nome è preso, come quello di Virrone, da Giovenale (IX, 4), ove però Rodope, quanto a moralità, è figura trista; non da Orazio (O. IH, 19, 27, Rhode), come crede lo Srepel (Rad cit., p. 140). 77. crine caput crispare revincto: opera, come vedremo, dell’ancella: per questo e gli altri uffici dell’ ancilla ornatrix, cfr. Martial. Il, 66; Sen. de br. v. XII; Claudin. de nupt. Hon. et Mar. carm. X, 101 sgg. — 78. palla, ampia e ricca veste muliebre a pieghe per fuori. È una fanciulla elegante nell'acconciatura e nel portamento. Per ostcn-dere suras cfr. XI, 71. 79-81. Ut mille incedit stipata imberbibus ! etc. Cfr. Resti, Sat. XIII, 75-76: Catiam mirantur et ardent centum imberbes. L’tnr.essus di Rodope col corteggio di mille giovinetti, ricorda vagamente l’apparire di Didone (Verg. Aen. I, 496 sgg.) che incessit magna iuvenum stipante caterva e che vien paragonata a Diana quam mille secutae hinc atque hinc glomerantur oreades: forse una fra le altre parodie umoristiche dell’Eneide nel Resti, se si pensi alla distanza fra le due figure di donne. Ovidio nelIMrs amatoria a proposito dell’ incessus delle donne osserva (111, 299-300): Est et in incessu pars non contempla decoris; Allicit ignotos ille fugatque viros. — phalanges: militiae species amor est (Ovid. Art. am. II, 233). — laeto assensu fremituque, endiadi, cfr. Verg. Aen. V, 148, plausu fremituque', Resti, Epist. Il, 169; laeto è riferibile a tutfe due i sostantivi. — Si osservi il v. 79 di ritmo solenne, più rapido il v. 80, più lento 1’ 81 : ritraggono esattamente il ritmo scherzevole dell’immagine: il sussiego artificioso della ragazza, gli spedienti tattici e il bisbiglìo vivace dei vagheggiatori. 82-83. Quem vult, illa beat vultu etc. (paranomasia allitterante : vult-vultu) ; versilis ictu flabelli : il flabellum (ventaglio) è detto, con aggettivo tolto alla tarda latinità (IV e V sec.) versile (facile a voltarsi) cfr. Serv. ad Verg. Georg. Ili, 24, scena aut versilis erat. aut ductilis; Sidon. Apollin. Pan. 1010 (dove parla della serpe — volubilis) ; il Resti altrove (Sat. IX, 147) versilis scena. Il ventaglio è detto dal Resti anche volucre (XVIII, 85) e tortile (XVI, 191);