— 212 - in Spalato latina, l’ha assolto con serietà, competenza ed esattezza di prospettiva storica. Lo schema dell’ Historia salernitana di Tommaso Arcidiacono è costituito dalle vicende della chiesa di Spalato fino al 1266 (a S. Domnio usque ad Rogerium); ma nel calore della trattazione l’intento si allarga e, mentre ritrae l’antagonismo drammatico tra i Latini devoti a Roma e le schiatte limitrofe, il racconto si anima di contenenza politica e diventa cronaca municipale, variata da spunti, elementi e digressioni di storia dalmata e generale; tra gli avvenimenti poi della chiesa e del comune emerge, nella parte più vitale del libro, la personalità dell’autore, così diritta e sicura nell’azione come ricca di sentimento e di forza morale: per il che l’opera riesce, presa nel suo insieme, apologetica, narrativa e autobiografica: il tutto è ravvivato da uno stile spesso agevole e colorito, talvolta anche gagliarda-mente efficace. Tommaso ci ha fornito la riprova più evidente, a mezzo il secolo tredicesimo, della romanità di Spalato, già affermata dagli storici stranieri del medioevo che lo precedettero: onde la sua opera è non solo rappresentazione cronologica di fatti, ma documento autoctono di nobiltà latina. Alessandro Selem nella prima parte del suo lavoro si occupa delle condizioni di Spalato dal sec. X al XIII, scoprendo tracce finora ignorate di attività culturale (in special modo giudicando probabile l’esistenza di scuole cattedrali) che si ricollegano a fenomeni identici nelle altre città della Dalmazia e della penisola. Una produzione storiografica modesta dev’essere preesistita all'opera di Tommaso che ne trasfuse il più e il meglio nella prima parte della cronaca. Il Selem rivendica indi con buone ragioni il valore storico del libro di Tommaso per quanto si riferisce all’ origine latina di Spalato, contro i giudizi di alcuni storici croati che tengono per leggendarie tali narrazioni : l’origine salonitana, cioè romana, della popolazione di Spalato ci offre così la chiave a comprendere la storia successiva del libero comune. Dopo di ciò l’autore discorre sull’attività pubblica, e da ultimo sull’importanza della cronaca di Tommaso. L’Historia Salonitana ha la solita struttura delle cronache dell’ ultimo medioevo. Si rifà dalle origini, raccogliendo in un fascio leggende (Cadmo ecc.) e fatti storici (l’assedio di Salona, cfr. Caes. de b. civ. Ili, 9); ma poi Tommaso, procedendo su terreno più sicuro, traccia con la scorta di buone fonti lo svolgersi della storia di Spalato fin quasi alla sua morte. Di alcuni tratti, caratteristici di questa cronaca, è utile che si faccia menzione, perchè se ne comprenda il valore storico e letterario. Qua e là, anche negli excursus, che trascendono l’argomento di storia locale, l’Arcidiacono, come non pochi cronisti dell’ età sua, riesce a dipingere con maestria figure e scene. Il ritratto di S. Francesco, insieme con quelli che dobbiamo a Giacomo da Vitry e a Tommaso da Celano, è uno dei pochi delineati da testimoni oculari (cfr. ed. Raòki, Zagabria, 1894, p. 98) : l'Arcidiacono, scolaro a Bologna, aveva visto il Serafico predicare nella piazza del Comune. La descrizione di un’udienza pontificia nel 1234 è condotta con semplicità non priva di effetto artistico: papa Gregorio, il cardinale Ottone, l'arcivescovo Guncello e l’arcidiacono stesso hanno risalto vario nel brano della cronaca, persone di un dramma vissuto (p. 110-113). Ancora: l’episodio di Reles, duce dei Croati (p. 69-70), la venuta dei Tartari, le lotte con Traù, l’assedio di Spalato e il viaggio di protesta da re Bela (per ¿non citar altri passi) sono lumeggiati con sentimento ed abilità di scrittore non mediocre. Curiosa e interessante la pittura degli Zaratini, cui Tommaso rinfaccia con parole aspre le ribellioni contro Venezia (p. 83): «Quippe diuitiis affluentes, multa la§ciuie insolentia raptabantur: erant enim