- 78 — zaratino Francesco Civalelli, notorio aderente dei SubichJ), non tardano a procurare loro un colloquio col conte Giorgio2), col quale bisognava anzitutto intendersi per ciò che riguardava i fatti di Baiamonte. Dopo alcuni colloqui preliminari tenutisi nella stessa città di Zara, gli ambasciatori vanno un poco distante, forse a Nona, dove è loro possibile abboccarsi con Baiamonte. Di tutti questi avvenimenti, man mano che si svolgevano, i Dieci venivano regolarmente informati. Dell’ elezione, avvenuta nel Consiglio di Bologna, avevano già avuto notizia una quindicina di giorni prima che gli ambasciatori si mettessero in cammino. E avevano subito scritto ai conti e ai rettori delle città dalmatine informandoli della cosa e raccomandando loro di far buona guardia e, se mai Baiamonte passando capitasse nelle loro mani, di inviarlo ben custodito a Venezia. Il conte di Zara li aveva poi informati dell’arrivo degli ambasciatori in questa città e dei colloqui corsi tra essi, il conte Giorgio e il Civalelli. 1 Dieci allora, il 14 agosto, scrissero al comune di Zara una delle solite lettere di rimprovero, richiamandolo all'osservanza del patto del 1313 e ordinando di mandare a Venezia entro quindici giorni dei rappresentanti, per scusarsi di aver dato ospitalità ai bolognesi e di aver loro permesso di recarsi dal traditore. In pari tempo si studiavano i Dieci di venir in chiaro di questa ed altre faccende che riguardavano la persona e gli affari di Baiamonte. Lodano quindi, in una lettera del 28 agosto, la diligenza e la sagacia del conte di Zara3), che in ogni modo s’era studiato di venir a conoscenza di ciò che veniva trattato nei colloqui summenzionati, e gli raccomandano di proseguire nelle indagini, valendosi a questo scopo delle persone più adatte, ma specialmente di quel Radoslavo di Lubancio, che alla Repubblica aveva in questo riguardo reso notevoli servigi. Misure superflue però, che il 28 agosto, gli ambasciatori erano già a Bologna, con la notizia che Baiamonte non accettava l’ufficio per il quale 7) Francesco Civalelli era stato nel 1310, insieme a Damiano de Varicassi, ambasciatore del comune di Zara a Venezia per accordarsi sul modo di custodire le reliquie e il tesoro dei Templari di Vrana, da poco soppressi; custodia che «de mandato apostolico • era stata affidata al bano Paolo Subich. Vedi LJUBIC S., op. cit., voi. I, pag. 252. -) Giorgio Subich e non Mihovilovich, come scrive il Battistella in op. cit., pag. 20, nota 3. *) Marco Michiel e non Giovanni Badoer, come vuole il Battistella in op. cit., pag. 21.