— 293 — ST. ZiMMERMANN, Juraj Dragisic (Georgius Benignità de Salviatis) kao filozof hii-manizma (Giorgio Benigno de Salviatis come filosofo dell’ umanesimo) in Rad Jugoslavenske Akademije », libro 227°, Zagabria, 1923. È descritto anzitutto il suo soggiorno a Urbino, Roma e, specialmente, a Firenze. Sono pure illustrate le correnti filosofiche che influirono sullo sviluppo della sua personalità. Ad una analisi speciale sono sottoposte le due sue opere: la dialettica « Artis dialecticae praecepta vetera ac nova miro artificio conscripta a Georgio Benigno Archiep. Nazareno»..., che usci nel 1480 e 1489 a Firenze e nel 1520 a Roma; il trattato «De natura coelestium spirituum quos angelos vo-camus», edito a Firenze nel 1499 con l’appoggio del senato raguseo. Analizzate queste due opere capitali lo Z. viene alla conclusione che il Benigno, benché sia vissuto nel centro dell’ umanesimo, è diventato un fautore della filosofia peripatetica-scolastica ed ha mantenuta la sua linea di condotta tra lo scotismo ed il tomismo. Comunque, senza la conoscenza delle sue opere « Dialéctica nova secundum mentem s. Thomae de Aquino », « Mirabilia » ecc., « Propheticae solutiones > ecc., volere esprimere un giudizio generale su tutta la sua opera, è piuttosto azzardato! a. cr. V. KLAIC, Prilozi hrvatskoj historiji za narodnih vladara (Supplementi alla storia croata durante i regnanti nazionali) in « Nastavni Vjesnik -, kn. XXXIII, Zagabria, 1925. Il Klaic riprende in esame qui la dibattuta questione dell’autenticità degli atti dei sinodi spalatini negli anni 925 e 928. Come già consta, un manoscritto originale disdetti atti non esiste, ma c’è unicamente una trascrizione posteriore in due manoscritti vaticani del secolo 17° (Segnai. : Barber. lat. 3,218, Urbin. lat. 910), probabilmente di provenienza spalatina. L’autenticità quindi di siffatti manoscritti non riesce a tutti gli storici accettabile e mentre c’è chi la propugna, non ne manca pure qualche convinto oppugnatore. Il Lucio, p. es., nella sua Storia del 1666 ritiene « omnia ficta et suppositicia » ; Const. Jirkcek nella « Ge-schichte der Serben », Gotha, 1911, esprime pure dei dubbi. (Un riassunto di notizie bibliografiche a proposito si trova in « Geschichte der Kroaten » di F. Sisic, Zagabria, 1917, pag. 133). Il Kl. invece, come la maggior parte degli storici croati, sostiene l’autenticità di detti manoscritti ed accetta la tesi sostenitrice, concepita già dal Farlati nel suo « Illyricum Sacrum». Non solo! Egli è convinto anche che Tommaso Arcidiacono, vigorosa figura di cronista dalmato nel Duecento (illustrato ultimamente da A. SELEM - Tommaso Arcidiacono e la storia medioevale di Spalato » in « Rivista Dalmatica », a. Vili, fase. 1II-1V, Zara, 1926), abbia consultato per la sua « Historia Salonitana gli atti originali dei sinodi spalatini, di cui, come sopra, è rimasta una semplice trascrizione. Per comprovare ciò — è l’argomento svolto in questo articolo — il Kl. non adduce nuovi dati storici, non si fa forte di nuove rivelazioni, ma si vale delle parole della stessa « Historia Salonitana ». Cioè i capitoli suoi XIII, XVI sarebbero una prova — specialmente col catalogo (!) degli arcivescovi salonitani — che l’Arcidiacono conobbe direttamente siffatti atti, anche se espressamente non li citò. Così il Kl. a. cr.