- 127 Sponsori, vel Quintili de mense olearum Emturo viva pendentium ab arbore casus Incertos. Audin’ Judaeus amicus Apellae Alteri in occultam quid furtim immurmuret aurem ? Heus tu ! credere Virroni assem, obolumve caveto. Non aliud tota est nomen damnosius urbe. Conductis nummis coenavit heri, unctius esset Hermogeni ut parasito Gargilioque nepoti. I nunc et nullo firma discrimine lancis, Divitibus ne magis, Virro an proprior sit egenis, Qui tanta in re tantum alieno mergitur aere. In partem sapiens utramvis disputet aeque. 65 70 75 64. sponsor! al mallevadore; vel Quintili de mense etc. Virrone va in cerca di chi sia disposto a comprare fin dal mese di luglio le vicende (casus, gli eventi) dubbie delle olive che ancora pendono dall’albero vivo. Quell’emere casus incertos (comprare le sorti incerte della raccolta) è un po' ardito, ma originale. 66. Audin’ audisne? - Judaeus amicus Apellae'. Apella (Hor. Sat. I, 5, 100; Resti Sat. XIV, 103) è più credenzone dell’altro ebreo, da cui è esortato a stare all’erta. 67. in occultam aurem occulte in aurem. Ma furtim significa pure di nascosto » : l’ebreo di nascosto (senza che altri se ne accorga) dice ad Apella in segreto (occulte) delle parole che non desidera siano propalate. — 69. Non aliud tota est nomen damnosius urbe : non c’ è titolo di credito più rovinoso, non c’ è altro debitore più insolvente di Virrone in tutta la città. Il vero significato di damnosus è «rovinoso » o nocivo al patrimonio (cfr. Juv. XIV, 4, damnosa alea). L’opposto di nomen damnosum è nomen rectum (buona firma, Hor. Epist. II, 1, 105) O bonum. - 70. conductis nummis (Hor. Sat. I, 2, 9; Juv. XI, 46) ~ con quattrini imprestati (naturalmente, da usurai) — unctius esset: esse come predicato si trova in Sallustio col comparai, neutro dell’avverbio (Jug. XIV, 11 ; LXXXVII, 4); qui però la costruz. ricorda quella di Orazio, Epist. I, 15, 44, ubi quid melius contingit (sott. mihi) et unctius (qualche cibo più ghiotto, succulento) - 71. Hermogeni parasito Garga-lioque nepoti, nomi oraziani. Anche il verso (foggiato con due nomi propri e due sostantivi attributivi) è di stampo oraziano, cfr. Sat. 1, 8, 11, Pantolabo scurrae Nomentanoque nepoti e Sat. II, 1, 22; nepos sciatone, dissipatore. — Virrone ai grossi debiti che oramai non può estinguere aggiunge taccoli nuovi, per imbandire un pranzo lauto a un parassita e a uno scialacquatore; vizio dei signori impoveriti (e ce n’era a Ragusa!), dissimulazione di miseria propria degli homines inepti. Si noti con quanto senso d’arte il Resti descrive prima le ricchezze apparenti e poi delinea a poco a poco, con gradazione opposta, il reale dissesto di Virrone: tale procedimento usa bensì per le figure che seguono, ma con tocchi diversi e vivi. Presentando fatti spiccioli e quotidiani, tipi saltanti su nella vita, il satirico dimostra non soltanto la verità dell’asserto degli Accademici, ma anche il suo acume psicologico e la percezione del piccolo mondo che argutamente ritrae. 72-75. I nunc et nullo firma etc. I nunc, seguito da imperativo, s'adopera