- 121 — Nota, Epicure, ab haris minimum distare suillis, 5 Quid plus fabellis sapiant nugisque canoris Non video. Quis non aegrotus, dicite, quae non Tantumdem nutrix deliret anicula? Acute Cum sapit, incidit in multam nae Graecia febrim. commenta vafri — le finzioni, le menzogne dello scaltro Pitagora (VI sec. av. Cr.). Per commenta, oltre che Liv. I, 19, 5, cfr. Cic. rep. VI, 3, somniantium philosophorum esse commenta; Firmici, matheseos, I, 7, 10, Pythagorac animi commenta. Pitagora avrebbe affermato — secondo la tradizione — essere stata la sua anima nel corpo del troiano Euforbo, ritenendosi perciò in diritto di portar via dal tempio d’ Era in Argo lo scudo dell’eroe (Ovid. Met. XV, 160-164); a questo e in generale alla teoria della metempsicosi allude con vafer e commenta. Della fraus Paraetonia (di IlaQaiTÓviov, Egitto), della coscia d'oro, di Euforbo e delle fave parla altrove il Resti, chiedendo a Pitagora come mai i digiuni e la legge del silenzio non gli abbiano efficacemente insegnato quam sii mentirì turpe et iniquum (Sat. XXV, 184-194). Pitagora non ci lasciò alcun’opera (Überweg 42-48). — tua virtus nota, Epicure, ab haris minimum distare suillis. Sulla scuola epicurea cfr. Überweg p. 266 sgg. e Melli 9-83. La sede di questa scuola era nei giardini di Epicuro (oi Anò tà)V xr)jTO)v — ex hortis, Epicure, tuis, Resti, Sat. 11, 182). Per il concetto, espresso qui in forma scherzosa, cfr. Cic. in Pisonem, XVI, 37, Epicure noster ex hara producte, non ex schola e Hör. Epist. I, 4, 16, Epicuri de grege porcum. Vedi anche il vivace ritratto di Epicuro in Resti, Sat. XXV, 177-183. Quanto alla costruzione del periodo, ab haris... suillis non credo che sia esegesi di tua virtus nota-, ma che si debba invece ordinare così : tua virtus nota distare. Per notus coll' inf. (costruz. alla greca) cfr. Sil. Ital. Pun. XII, 330, notus semper mtnuisse labores; il passo di Orazio (Epist. 1, 7, 56) è incerto. Il Dräger cita anche Manilio (1, 31) sidera nota sublimes aperire vias. Si traduca; la tua virtù nota per distare opp. la tua virtù, che dista, com’è noto, pochissimo ab haris suillis. Dopo hara (porcile) pare aggiunto inutile suilla: forse l’autore vuol insistere facetamente sul concetto. — Sulla differenza tra le varie scuole filosofiche dell'antichità (epicurei, stoici, platonici e scettici) vedi anche Walckenaer in Tentori (Orazio, Le opere, Vallardi, 1912, I p., 1X-XI1). — nugisque canoris, Hor. Ars poet. 320, nugaeque canorae ( verborum so-nitus inanis, Cic. de orat. I, 12, 51). La frase ital. canore inezie tanto usata special-mente dai lirici del Seicento (Concari, Il Settecento, p. 26) potrebbe forse rendere nella versione l'intendimento satirico del poeta. — non video, non comprendo, non so. La parola nuga è usata due volte in sei versi (2, 6). 7-8. quis non aegrotus etc. Ricorda le parole di Varrone (apud Non. I, 275): nemo aegrotus quicquam somniat tam infandum quod non aliquis dicat philosophus. — nutrix anicula Cfr. Resti, Sat. IV, 140-142; Epist. Il, 113. Cic. div. II, 15, ne aniculae quidem existimant; August, in Ps. 38, delirare Ubi videor, avare, cum haec loquor: anicularia tibi videntur haec verba (Forcellini). — deliret: il delirare è spesso attribuito ai filosofi (Hor. Epist. I, 12, 20) — tantumdem (o tantundem), altrettanto. — 8-9. Acute cum sapit etc. — quando si dà alle sottigliezze (acutezze) filosofiche, diventa maestra di speculazione sottile (cfr. acuta studia — studi speculativi) — nae, particella asseverativa ironica (meglio ne: deriva non da vai, ma da vr/, che ha pure colore ironico) — per fermo, davvero. Nella prosa ciceroniana è usata in principio della prop. e seguita