— 109 — Pandite praeterea, quae rupes saxaque vobis Nunc inventa notis Phoenicum inscripta vetustis, Quas neque barbaries potuit delere, nec aevum. 40 Quae parvo leges populo legumque quis auctor? An regni plures inter partita potestas Ordine majestas magis an concluditur uno? Scriptone et tabulis farrago est eredita legum Moribus an potius, naturae et vivitur usu? 45 Qui census parvi, species quae et forma senatus? longa; magnis (rebus) quonam hiatu facturus (est exordia)! Avversativa asindetica. Immaginare, se Eliodoro infiora anche le piccolezze con tanta verbosità, che cosa farà adesso che dispone d'argomenti grandiosiI — 38. Pandite praeterea, il verso si apre con virgiliana solennità. —• 39. notis Phoenicum inscripta vetustis (cfr. Tibull. I, 3, 54, inscriptae notae = iscrizione): è affermato dagli storici che sulle isole dalmate si formassero nella lontana antichità insediamenti di Fenici. L’Ap-pendini (Notizie, Ragusa, 1802, I, p. 15) attesta che a Lagosta si vedevano scolpite a’ suoi tempi in durissima rupe lettere credute fenicie. Per la varietà d'intonazione, si osservi che mentre qui traspare il sorriso dell’ incredulo (frizzi agli antiquari in Hor., Sat. II, 3, 20 e Marziale, Vili, 6, 7; cfr. Resti, Sat. XIII, 60-64), il verso 40, per quanto sia lievemente ironico nell’intenzione (non si tratta di Greci o Romani) e vi si possa scorgere la parodia umoristica dei versi famosi di Orazio (O. Ili, 30) e di Ovidio (Met. XV, 871 sgg.), sembra inciso, frammento di poesia e di verità, su roccia dalmatica. — 41. quae leges, lo statuto di Meleda è del 1345, ma contiene leggi e determinazioni anteriori. — auctor legum, nella terminologia tecnica dei classici è chi promulga le leggi. — 42. regni, regnum è l’autorità suprema, non solo ereditaria, il dominio (anche nelle forme repubblicane) p. es. in Caes. de b. g. I, 3, 4; Sali. Cat. V, 6. — plures inter, anastrofe. — 43. Ordine majestas magis an concluditur uno, majestas : questo SOSt. astratto nella maestosa strofe alcaica di Orazio ritraente la maiestas imperi (O. IV, 15, 14; cfr. anche Epist. II, 1, 258) quanto suona diverso che nell’esametro arguto del Resti, incerto sull’assetto dell ' agrestum respublica viroruml— concluditur - s’accentra — uno ordine, a Roma gli ordines erano tre (senatorio, equestre, plebeo); a Ragusa due. — 44-45. scripto et tabulis, endiadi = tavole incise, codici (con allusione alle tavole delle leggi). Per quesf unione, Prop. IV, 23, 1-2, tabellae, scripta quibus pariter tot periere bona — farrago legum, farrago è, secondo Festo e Varrone, Un miscuglio di biade (far) per le bestie; traslatamente farrago libelli (Juv. I, 86) significa il vario contenuto del libricciolo. Resti, Sat. Ili, 71, farrago voluminis ingens', Sat. XXIV, 165, farrago libelli: qui farrago legum - ammasso confuso, congerie di leggi. — moribus an potius: è il mos patrius, di cui discorre Tacito: l’insieme di usanze e credenze non codificate. Orazio dice (O. Ili, 24, 35-36;: leges sine moribus vanae-, Tac. (Germ. 19), plus ibi boni mores valent quam alibi bonae leges. — naturae vivitur usu, allusione alle dottrine, allora in voga, di G. G. Rousseau (Du contrai social, 1762), che intendeva ricondurre l’uomo alla natura: il Resti scaglia altrove con maggior forza i suoi strali contro il ginevrino, specialmente per il romanzo epistolare La nouvelle HéloTse : putidulam fabulam novae Elisae (Sat. Vili, 30) e Sat. XXIV, 167, — 46. census