- 184 — narrate da Martino da Canale; a Marco Michiel che in più riprese prestò e regalò al comune di Arbe molte migliaia di lire perchè si costruisse il palazzo del comune, l’arsenale, la cattedrale (documenti in ms. 20990 alla Bibl. Paravia di Zara), a M. Michiel, che nel 1287 rinunciò alle regalie che i mercanti segnani erano tenuti a corrispondergli perchè gli arbesani potessero a Segna smerciare il loro vino (ibidem); a Marco Michiel che, sissignore! aveva un grosso credito (1200 marche d’argento) verso il re d’Ungheria, credito che mai non si trovava modo di pagargli (Archivio di Stato di Venezia, perg. Dand. N.o 80). pag. 79. È falso che Zara desiderasse di aver a conte il bano Paolo. Quando nel 1311 il comune di Zara si staccò da Venezia, non ne volle sapere di Paolo, ma chiamò a governarla il podestà Corrado di Simone da Ancona. — È falsissimo poi che il comune di Arbe vivesse col bano Paolo in buona armonia. Trascriviamo un brano di uno scorretto ma importante documento inedito arbesano del 1282, che rappresenta i veri sentimenti del popolo di Arbe verso i Subich. «Cum manifestum esset nobis Marco Michaele comite supradicto et iudices nostros Madius de Pairco, Pribe Nicole de Pribe et Creste de Fusco ac tocius comunitati Arbensi quod locum Almesie captum erat et de su-biectione seu custodia comunis Veneciarum sub prodicione malo et iniquo modo acceptum erat per dominum comitem Georgium fratrem banni Pauli, super quod nos Comes supradictus cum iudicibus memoratis in nostro pieno maiori consilio ad sonum campane more solito tunc tem-poris congregato preparavimus nos et lingnos nostros cum gentem no-stram fecimus preparari prò posse nostro viriliter armare causa eundi ad secursum dandum prò honore sancte matris Ecclesie et comunis Veneciarum prout tenemur ad hoc ut ipsum locum Almisie potuisset adhuc sub dominacione Veneciarum pervenire propter salvacionem omnium Christianorum...» (Archivio distato, Venezia, Cane. inf. b. 65, f. 12). E ci pare che basti. Ad abundantiam osserviamo che il privilegio del 1307 è accordato in primo luogo al conte Marco Michiel, e poi ai giudici e alla comunità. pag. 81. Le feste introdotte in Arbe nel 1364, «ad laudem et extollentiam summi Regis» sono secondo l’a. un omaggio reso al re liberatore, cioè a Lodovico il Grande. Anche qui, poiché l’a. non si stanca di giocare sulla buona fede dei lettori, ci conviene rileggere tutto il protocollo del documento: «Pars fuit posita in hac forma: Ad laudem et extollentiam Summi Regis et gioriosae Virginis Mariae atque gloriosissimi martiris sancti Christophori protectoris nostri____» Crede l’a. che Maria Vergine e San Cristoforo possano venire in seconda e in terza linea dopo Lodovico il Grande? Noi no!