126 più nuovo e brillante motivo nella stretta, tanto che levò il teatro a rumore. Quelli non furono applausi : fu una vera ovazione, un trionfo. Come a questo, a tutti gli altri pezzi ed in fine dell’ atto, il maestro fu più e più volte chiamato. Tale entusiasmo non si sostenne però per tutto lo spartito : diede giù alquanto negli altri due atti. Pure nel secondo ha un’ aria assai vivace del baritono, e che il Gwicciardi cantò coll’ usata bravura ; una canzone a ballo de’ cori, uomini e donne, vaghissima melodia, ed un finale grandioso, con bellissimo e ingegnoso intreccio di parti, massime nell’adagio, ed una splendida cabaletta. Calata la tenda, anche qui, ma con meno ardore, il maestro fu domandato. Per bellezza di frasi e di concetto, potrebbe nell’ atto terzo citarsi un duetto tra tenore e basso, il Sarti e il Bella Costa. Esso non fece, è vero, impressione grandissima, ma piacerà, siamo certi, in progresso, quando meglio sarà compreso. Lo stesso dicasi del terzetto finale, pieno di elettissime frasi e del canto più appassionato, come domandava la situazione.