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de’ sommi artisti, i quali col loro straordinario potere ti rinnovano sempre l’egual meraviglia e creano inusati diletti. Il Bazzini s’ era udito all’ Apollinea poche sere prima ; pure bastò il suo nome ad empiere lunedi il teatro d’Apollo. Si tollerarono in pace le scipite facezie, le spiritosità d’ un altro secolo degli Osti non osti, per giugnere alle dolcezze di quell’ in-comparabil violino, ed ei ben compensò la lunga noia della commedia.
     Il Bazzini eseguì non meno che quattro pezzi : una Fantasia variata su alcuni motivi del Pirata ; un’ altra drammatica sopra V aria tnale della Lucia di Lammermoor ; poi una specie di musicale poema, intitolato il Mulattiere■, e composto di due parti : la canzone, del più vago e popolare motivo, e la tempesta, capolavoro d’ armonia imitativa. Chiuse con la famosa Ridda de’ folletti, magnifica sua composizione, come il rimanente.
     In una pruova sì variata e sì piena torna presso che impossibile ricordarsi e notare tutte le cose prodigiose operate da quell’ incantevole archetto, ma corre viva alla memoria quell’ aria del Pirata, da lui tocca con tal grazia ed espressione che per poco non se ne udia la