21 di loro una delle prime reali famiglie, ed Ugo Ciapetta, quasi vantandosi, esclama : Figliuol fui d’ un beccaio di Parigi. Quell’ appellativo, quel titolo non dà però nessun regio, nè tampoco grazioso concetto della cosa e dell’ uomo : si pensa al ceppo, alla mannaia, alle luride volte, alle mani intrise di sangue, e per poco non si raccapriccia. Or fatevi un po’ a S. Giovanni Grisostomo, accostatevi al fondaco degli Scala, e ditemi in coscienza che vi rimanga di quella brutta e sanguinosa impressione. Tutt’ al contrario, quel luogo vi porta ad alti e gentili pensieri, alle età greche e romane, quando il culto del grande, del bello era universale, e le buone arti si adoperavano, non solo ad alzar delubri, reggie, basiliche, ad ornar monumenti, ma si volgevano agli usi domestici, se ne formavano gli arnesi più comunali. La forma era parte, la parte più importante delle cose ; onde il gigantesco, il grandioso, il poetico di quella eroica civiltà, appetto della quale la nostra è sì misera e piccinina. Gli Scala sono i Greci e i Romani del-l’epoca, si educarono a quelle idee in bec-