triumvirato, più che di amici di fratelli, famoso cenacolo, arbitro ascoltato e temuto in ogni questione d’arte, il Sansovino iniziò allora in questa terra, sua seconda patria, la sua seconda vita fervente di lavoro e ricca di onore e di gloria. Già prima di metter piede a Venezia, nel primo periodo fiorentino-romano, in gara e spesso in contrasto con Michelangelo, il Sansovino aveva avuto modo di dar prova delle sue qualità di architetto. Giuliano da San Gallo fu probabilmente il suo primo maestro: su questa prima educazione nell’arte del costruire, che rappresenta nel Sansovino la tradizione quattrocentesca fiorentina, il giovane Jacopo verrà innestando di poi elementi di più diretta ispirazione classica, secondo il gusto dei tempi nuovi. A Roma la grandezza austera dell’Urbe lo soggiogò: ma i suoi occhi guardarono altresì all’arte sovrana di Bramante, e l’una e l’altra egli accomunò in un uguale fervore di devozione e di ammirazione, studiando e misurando antichi monumenti ed edifici bramanteschi. L’unica sua costruzione che ci rimanga completa a Roma, e che ci aiuta a farci conoscere il Sansovino architetto prima della sua venuta a Venezia, è il Palazzetto da lui costruito per Giovanni Gaddi, suo protettore, in Banchi Vecchi, nel quartiere fiorentino. La trama vi è chiaramente bramantesca : ma nella esilità di certi dettagli e specialmente nella decorazione del cortile centrale quadrato, in quel fregio sopraelevato dell’ordine ionico a festoni di fiori e di frutta, sostenuto da putti e da candelabri, noi sentiamo persistere e quasi prevalere quello spirito ancora quattrocentesco di ricerca decorativa, che toccherà poi nel periodo più maturo e più glorioso della sua dimora veneziana, nella Libreria famosa, la sua più alta manifestazione. Solo a Venezia infatti si può conoscere e godere il Sansovino architetto: qui solo egli è veramente grande. Tanto più grande in quanto che in un ambiente come il nostro per gusto, per tradizioni, per carattere in profonda antitesi con le tendenze fiorentine e romane classicheggianti allora in pieno sviluppo, egli seppe compiere il miracolo di far sorgere proprio nel cuore della città, in faccia alla Basilica d’oro ed al Palazzo dogale, le due più tipiche espressioni di venezianità, la classica Libreria e fare di questa il suo capolavoro. Jacopo Sansovino, pur fiorentino di nascita, intuì l’anima della 38