rinfiancate da pilastri, costruendo così il presbiterio e l’abside, a compimento dell’intera precedente costruzione rimasta interrotta. Ed ancora, per notar solo in rapida rassegna le opere sue più importanti, converrà ricordare i grandiosi suoi monumenti funebri veneziani, quello eretto in san Salvatore alla memoria di un Doge, di Francesco Venier, l’altro in onore di un medico celebre, del ravennate Tommaso Rangone, ricavato dal ritmo architettonico della facciata di S. Giuliano, e i due più romani di tutti nella ideazione e nelle forme, l’uno a ricordo del Vescovo Podocattaro in san Sebastiano, l’altro in parte oggi rimaneggiato, ai Gesuiti, per i Da Lezze, suoi protettori. In tal modo legata ai massimi centri artistici d’Italia, a Firenze, a Roma, a Venezia si svolse la longeva, laboriosissima vita di Jacopo Sansovino. E da Venezia, che in giorni tristi era stata per lui asilo di pace e di poi in tempi migliori fonte di onori e di gloria, egli che pur sentiva sempre in sè vivo ed alto il « fiorentinismo » della sua origine e della sua arte, non volle mai staccarsi, nonostante che da Roma e da Firenze non gli mancassero sollecitazioni ed inviti da parte di amici e di protettori. Passato tra noi quando ancora vivevano il Riccio a Padova e Tullio, il terzo dei Lombardo, a Venezia, quando accanto alle forme stanche e immiserite dei loro seguaci ed imitatori, già cominciavano ad apparire i primi sintomi delle tendenze nuove, l’arte del Sansovino, rapidamente si impose, riuscendo a gettare profonde e vaste radici. Forse la sua « maniera nuova » potè apparire dapprima rivoluzione : ma i tempi erano ormai anche per Venezia maturi, perchè essa divenisse il centro e l’origine da cui si dipartì tutta l’arte del più tardo cinquecento. Esce appunto di qui, dalla sua bottega il grande Vittoria e tutta la scuola che reca in sè, in germe, i caratteri e le forme del fastoso barocco. Insieme al veronese Sammicheli ed al Palladio, il Sansovino forma il grande triumvirato su cui poggia essenzialmente tutta l’architettura veneta del cinquecento : più vasta e più profonda fu però l’orma che il Sansovino stampò fra noi a Venezia, non solo perchè più attiva fu la sua operosità nella Dominante, ma perchè, nonostante la sua origine toscana, più «veneziano» egli appare nelle sue creazioni: a lui, al suo tipo di architettura ornata, mostra infatti sopratutto di ricongiungersi l’arte del venezianissimo Longhena! 42