nel suo tradizionale aspetto di Giustizia, fra due figure di fiumi, sta a significare la potenza di Venezia in terra ferma, mentre il comparto di destra è posto ad esprimere nella figura di Venere, Dea e Regina di Cipro, il possesso di questa isola, una delle gemme coloniali di Venezia in Oriente, insieme all’isola di Candia, il cui dominio è appunto rappresentato nella figura di Giove con l’aquila, lo scettro e il Labirinto, che di questa isola fu, come è noto, considerato signore e re. Nelle quattro figure mitologiche in bronzo (fig. 25-26), accolte entro le nicchie, che recano la firma del maestro e che possono considerarsi, decorativamente, opere squisite per linea compositiva e per esecuzione, vi è racchiuso un recondito significato allegorico, che il Sansovi-no si compiaceva di illustrare largamente : in Minerva « armata in atto pronto e vivente... » volle l’autore esprimere la « sapienza di questi padri che nelle cose di stato è singolare e senza pari... »; mentre in Mercurio è raffigurata la facondia e l’eloquenza che « ... in questa Repubblica... ha sempre havuto gran luogo... »; Apollo, di più complesso significato allegorico, vi fu posto invece a rappresentare non solo il sole, unico fra gli astri, così come... « questa Repubblica per costituzioni di legge, per unione, per incorrotta libertà, è una sola al mondo... », ma altresì la Musica, di cui così largamente, come è noto, Venezia si dilettò, come pure l’armonia che ne risultava nel governo dello Stato dall’opera dei vari magistrati « ... la quale perpetua questo ammirando governo » : ed infine nella Pace, si ebbe ad esprimere quella aspirazione che fu « tanto amata da questa Repubblica ». Nell’interno della Loggetta nella parete di fondo, sta, entro una nicchia, il ricomposto frammentario gruppo in terracotta dorata, rappresentante la Madonna col Bimbo e san Giovannino inginocchiato ai suoi piedi (fig. 31), opera firmata, tra le più gentili del maestro, rimessa insieme, con paziente lavoro di ricostruzione, con i frammenti potuti ricuperare fra le macerie del crollo immane del campanile. LA LIBRERIA DI SAN MARCO (fig. 2. - 3. - 4. - 5.). La storia della fabbrica sansoviniana. Se non al 1362, al tempo in cui Francesco Petrarca ebbe a nominare erede della sua biblioteca il Beato Marco Evangelista, certo però ad un secolo più tardi, al 1468, quando cioè il Cardinale Bessa- 52