118 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI mico, ed il principe guadagnò il campo. Così mescolatisi turchi battuti con vittoriosi cesareani, si diedero quelli alla fuga e restarono questi a far bottino su quanto ivi era. Il cannone nel cimitero livellato rendevasi a causa delle gran pietre im mobile ed il nemico raccoglievasi in ordine per tornar sopra de’ cristiani, applicati tutti alla preda, sì nella città come nel campo. A rimediar questo disordine, nè il principe Luigi più flato avea, nè io. Ma tutto il nostro strepito fu indarno, nè altro potè farsi, se non che raccogliere due piccoli squadroni; alla di cui testa postasi sua altezza con la scimitarra in mano, andò a briglia sciolta ad investire li riunitisi nemici, li quali ben tosto fuggirono di nuovo alla vista del nostro fuoco. Ma se qualche resistenza fatta avessero, certo è che, per l’avarizia de’ nostri, si sarebbono in perdite mutate le vittorie: memoria che servirà d’esempio ad ogni futura contingenza. Ed in effetto sua altezza dopo il pericolo lo disse così a me rivolto: « Marsigli! ne abbiamo scampata una bella. Avete veduto? Imparate». Da questa vittoria seguì la presa della Servia e di Vidino, contra cui dovendosi formar due trincee d’attacco, ne diede a me la cura il principe, acciocché con ogni prestezza si facessero ; ed io pronto l’obbedii, sboccando colle medesime nel fosso del castello. Ma essendo le sue mura di smisurata larghezza e mancando li minatori, li cannoni grandi ed i viveri, che per li molti venti non poteano sulla barche de’ ponti venire per Danubio, propose sua altezza il desistere da quell’assedio; e volendo sentirne il voto di tutti, mandommi al conte Veterani, che ferito giaceva nel letto, acciocché m’avesse detto il suo parere. Ma egli fu d’opinione che dovesse l’oppugnazione continuarsi, mentre dal suo buon successo dipendeva l’acquistato decoro del-1’ armi di cesare ed alli quartieri d’inverno sarebbesi aperta la strada. Durante quest’altercazione de’ voti, li turchi assediati, esponendo bandiera bianca, la nostra disputa fermarono. E mandando fuori alcuni loro ufflziali, per far le capitolazioni della resa, e sua altezza non trovandosi de’ loro patti contenta, dentro il castello delegò la mia persona, acciocché li riducessi, come mi succedette, ad un ragionevole accordo ed altrettanto