102 AUTOBIOGRAFIA DI li. F. MARSIGLI al suo quartiere, chiamatomi a sè, mi disse che mi sceglieva per un’opera ch’importava più all’augustissimo, che l’istessa presa di Belgrado : che avea risoluto di mandarmi ad incontrar per acqua il duca di Lorena, acciocché l’avessi persuaso ad avvalersi della sua matura prudenza in quest’accidente con l’elettor di Baviera; il quale sol dal fuoco degli anni essendo mosso, si doveano schifar quei scandali e travagli, eh’ avrebbe potuto ricevere l’imperadore. Che già egli avea ottenuto dall’elettore che sua altezza potesse passar il Savo e visitar il campo e l’assedio che le sarebbe stato mostrato dall’ elettore medesimo, il quale l’avrebbe ricevuto con triplicato sbaro dell’ esercito ; ma che nel giorno stesso fosse dovuto uscire dal campo, pigliando seco un solo distaccamento, composto di cavalleria e fanteria, o tutta la cavalleria, con pretesto di voler coprire da lontano 1’ assedio o di far altr’ operazione, senza punto mischiarsi in altro; perchè ogni felice successo sarebbe altrimente stato attribuito (come l’elettore diceva) al duca, benché altro non avesse fatto che assistere all’assedio .senza comando: gloria, ch’egli non volea perdere così volentieri. Raccomandatomi infine il Carafa questo negozio per altre ragioni di grandissima conseguenza e soggeritimi pretesti assai legittimi per disporre ad un buono accordo l’altezza di Lorena, mi fece apparecchiare una saica. Nello spuntare del giorno, a forza de’ remi andai contr’acqua cercando il duca, che dopo tre giorni trovai fra Peter Wara-dino ed Illok, sul cadere del sole. Salutato da me col cannone, accostossi colla sua barca alla mia saica; ed essendo riferto all’altezza sua (giacendo ancora per debolezza in letto) esser io, immantinente ordinò che tanto la sua quanto la mia nave avesse approdato alla ripa vicina. Obbedito, volle subito che la gente sbarcasse e fecemi entrar nel suo gabinetto, già indovino deH’importante negozio che dovevo dirle. La mia esposizione fu regolata dalle istruzioni datemi dal Carafa e dal riguardo ch’avevo ad un principe privo dalla malattia di forze ed alterato d’animo per vedersi prescriver leggi da un emolo che quattro o cinque anni prima (così egli dicea) era stato in bisogno di apprender da lui i principi della guerra.