PARTE SECONDA 99 avendolo io felicitato sopra questa sua consolazione, con somma prudenza, degna della sua perspicacia, mi rispose che non approvava quella tanta violenza di zelo del medesimo re Giacomo intorno allo ristabilimento del cattolichesimo in quei regni, e che a questo suo sentimento s’uniformava la più sensata parte del collegio de’ cardinali e particolarmente il Cardinal Azzolini e Casanatta, li quali con molto timore parlavano del fine di que’ sforzi. Mi disse infine apertamente la santità sua, che senza un gran miracolo di Dio non avrebbe avuto buon successo quell’ immatura direzione del re Giacomo. Mi domandò poi se io avevo in animo di continuare la mia vita in guerra, ed esagerandomi li pericoli che si passavano al campo ed i travagli che si soffrivano in una corte forestiera, mi soggiunse che, quando avessi voluto mantener casa in Roma, avrei potuto a quella corte appoggiar la mia fortuna. Ringraziai la santità sua di questo paterno affetto e, rimostrandole il debito di gratitudine che mi correa con sua maestà cesarea per tante grazie fattemi, gli esagerai il genio ch’avevo nella professione militare ed il merito eh’ un cristiano poteva in quelle guerre acquistarsi appresso Dio. Di ciò sommamente lodatomi, mi ammesse al bacio del piede e mi colmò di benedizioni. Speditomi da sua santità e fatte quelle visite che dovevo più con libertà di soldato che con adulazione di cortegiano, mi disposi alla partenza. Ma prima m’informai, da sicuri istruttori, dello stato delle corti di Fiorenza, Modana, Parma, Savoia e Mantova, circa le loro forze militari, ch’aveano in atto e poteano avere per l’avvenire, ed oltr’ a ciò della natura e del genio de’ principi allora regnanti, e particolarmente del principe di Parma____; giacché in quel tempo dovea rispondersi da sua maestà cesarea alla richiesta eh’ egli facea della principessa di Naiburg, sorella dell’ imperadrice regnante. Ciò fatto secondo le istruzioni datemene, m’accinsi per le poste al ritorno a Vienna per la via di Firenza; dove trattenutomi un giorno per rimostrar la mia servitù a que’ serenissimi principi, per due altri giorni mi riposai nella mia patria, ed indi per Venezia e Stiria mi resi a’ piedi di sua