24 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI sioni rispettose e con ricordarli che sua eccellenza sapeva assai bene li riguardi, maggiori che ad ogni altro, fuor che a me, correvano, per parlare di questa dama col suo genitore. Egli fece matura riflessione su questa difficultà che portai e risolse di passare subito lui stesso, con due soli servitori, per il convento de’ cappuccini, a parlare all’ambasciatore; che, al sentirsi fare questo racconto, restò fuori di sè, ancorché il suo spirito e prudenza fosse grande. Tenne un consiglio d’ore la notte col medesimo bailo, proibì che le dame non fossero uscite più fuori del suo palagio; che appresso i suoi giannizzeri di guardia si avesse cura di qualunque turco che veniva; pigliò in sua casa il mio pittore, che era un genuese, dove per tre mesi continui 10 tenne chiuso in una stanza; e fra l’inquietitudine voleva trovare ogni possibile strada di farla ritornare in Francia. E non mancarono ambo questi savii signori ambasciatori di mettersene in vigilanza, per saperne gli andamenti ed andare con destrezza frastornando questi principii, che potevano partorire una gran violenza. Mi chiamò il giorno seguente l’ambasciatore ed abbracciandomi mi disse che avevo fatto da amico della sua casa e che 11 restava solo da pregarmi d’un altro servigio, che era di prometterli di non mai rivelare ciò alla di lui figlia, replicandomi due volte : « Potrò io assicurarmi della vostra parola, trattandosi di celare una cosa simile alla vostra maestra di lingua francese, se pure non dico chiaramente a la metres? Ma lo credo, perchè sete italiano; e mi obbligarete col sangue a non farne parola a veruno altro, di qualunque nazione ». Sull’avviso delle minaccie all’Ungaria mi obbligò l’altro giorno il bailo di portarmi al residente cesareo, allora signor di Cuniz; che prese questo avviso, con altre correlative notizie che mi aveva date il bailo, per chiacchiere, dicendo che lui aveva altri riscontri e che sperava la pace più che mai stabile fra l’imperatore ed il sultano, il quale non si era dimenticato ancora della battaglia di San Gottardo. Stimai la di lui franchezza e compatii la disgrazia del principe, di avere un ministro che riposava su principii e notizie così false ; avvegnaché questo fu nell’estate dell’anno ’80, e nell’ ’82 cominciò l’effettiva guerra e nell’ ’83 successe l’assedio di Vienna, come ogniuno sa. Portai