PARTE TERZA 143 Mi licenziò in ultimo, e nel giorno che sopravvenne mi chiamò il suo gran cancelliere, di nome Abubekir e di genio tutto francese, uomo assai dotto, che alla mia persona rimostrava una particolar affezione. Chiamò ancora il Gianoki, residente del principe della Wallachia e stipendiato interprete di cesare, acciocché avesse i nostri discorsi interpretato. Mi fece poi una gran protesta in nome del gran vesiro, che non era neanche per immaginazione concorso al tentativo dell’interprete francese predetto, ma che tutto era successo per positiva malizia del medesimo, e che perciò non mi foss'io curato di scrivere quest’accidente, nè alla corte d’Inghilterra nè all’altra di Vienna. Indi mi presentò tutti li passaporti necessari e gli ordini, così al caimecan del gran signore ad Adrianopoli che a Costantinopoli, acciocché provvedessero di carri e di vettovaglie gli ambasciadori, ed anche la mia persona per andare e ritornare sulla posta. Nel resto del poco tempo ch’aneor ivi dimorai, seguitò meco a discorrere, e mi disse che faceasi gran torto alla Porta in crederla di così corta vista, che non vedesse gl’inganni de’ francesi, in tanto tempo sempre maliziosi sperimentati, ma che il sentirli con cautela non era nocevole, per approfittarsi ancora delle loro bugie (e soghignando ciò espresse); che peraltro mi fossi assicurato che il gran vesir era molto di me contento e che già fìguravasi qual uomo io fossi, anzi che ogni buon fine di que’ trattati non lo sperava dagli inglesi nè dagli olandesi, ma dalla mia sperienza e condotta. A ciò risposi che la notizia appunto, che avevo de’ fondamenti di quegli affari, aveva indotto il re Guglielmo (al di cui servigio, licenziatomi dall’altro di cesare, mi trovavo) ad impiegarmi in negozio di tanta importanza. Passò poi a discorrere di scienze naturali e matematiche. Mi esibì più libri curiosi in lingua turca e mi cercò de’ latini. Mi richiese in ultimo il passaporto per l’officiale che andar dovea ad esaminar l’esercito di cesare; e glielo feci, con molto suo gradimento, nel proprio padiglione. Mi diede poi tutte l’al-