171 MDXXXIII, MAGGIO. 172 Monti cussi come i vendeva con danari di Monti, cussi possino vender etiam a contadi beni aspe-fanti a loro, ma li danari vadi a francar li Monti. Fu proposto, por sier Francesco di Prioli procurala, proveditor sora i Monti, dar di danari di Molili a queli hanno za più depositado su le volte in Rialto a raxon di 8 per 100, el quele venderle et farne più numero di volte, videlicet dove era il sai el la Camera di impreslidi et quele vender, et fo messo al Collegio a terminar questo. Fu proposlo, per sier Marco Foscari savio dii Conseio, che possi meler in Pregadi la parte beri propose di cresser li dacii di Vicenza, li conlradise sier Filippo Capello savio a Tera ferma, el alenlo la lezo A contra .... niun volse meler la parte. Fo scrito una teiera a Verona, /.erca le monache, et questo fu fato con il Conseio simplice. Fo balotà con la Zonta, dardopostprandii a li a voga dori di Cointin questo mexe olirà li (», el non fo preso. Noli). Se intese, non obstante la parte di le pompe, sier Bernardo Zorzi, sier Polo Coniarmi et sier Anzolo Corer, hanno dà licenlia a sier Lu-nardo Loredan qu. sier Hironimo qu. Serenissimo, che sua moier possi portar le so perle le qual comproe fo di la signora di Camerin, li costò ducali 1200, el questo fo con gran mormoration di la tera. ltem, hanno manda a la Piatade uno per di calzoni tolti da una botega che ’I maislro li lavorava. F.t nota. Non fu vero di le perle ma solo cavar fuora alcune grosse perle, il resto fo bolade. A dì 15. La mattina. Fo lettere di Andrea Bosso secretar io, da Trento, di.......Come haveano fato dir una messa in quela malina, et principiato a negociar, et mostrato li mandati di principi per far il compromesso ut in litteris. Vene in Collegio il legato dii Papa arziepiscopo di Rrandizo et ave audicntia con li Cai di X in materia dii patriarca nostro, qual è a Bologna, et non voi venir in questa tera, voi iudice et sia terminalo le diferenlie I* ha col dominio, et tamen poi intisi non parlò di questo, ma si dolse di certe cride fate far al Zinte el a la Zefalonia, niun vadi a servici de chrisliani conira il Turco dolendosi per nome dii Papa di questo, el il Serenissimo di ordine dii Collegio li disse era slà fato per non venir a le man col Turco, qual mollo si ha doleslo di nostri dii Zanle etc. Vene l’orator Cesareo el ave l'audientia secreta etiam con li cai di X, el parlò in consonanti;! di quelo havia diio il legato zerca la crida dii Zante, li fo iuslifìcato per il Serenissimo non si volemo impazar conira il Turco. Da poi disnar, fo Collegio di le aque, et era so-lum di Savi sora le aque sier Carlo Morexini et sier Antonio Capelo procurator. Fu posto, per li diti, el preso far una pali a San Rasmo. Fu preso, che de coetrro le burchiele non va-dino a luor el sabion a San Rasmo ma ... . Fu proposto di cavar la melma fra San Zorzi el San Marco el il leren portarlo a la Zucca .... et conlradise sier Gasparo Malipiero, parlò sier Carlo Morexini, et non fo mnndà la parte. Fu poslo far di queli dii Colegio 7, i quali ul-deno le apellalion di loro Savi sora le aque per scurlinio et non fo preso, et messeno cavarli per lesserà per.....el far 3 di rispelo, et quesla fu presa. Fono cavali sier Marin da Molili, sier Piero Laudo, sier Marco Minio, sier Lunardo Emo, sier lliro-nimo Querini, sier Piero Trun, sier Hironimo da Pexaro. Item, 3 di rispclo: sier Lorenzo Pasqua-ligo procuralor, sier Gasparo Contarmi, sier Bernardo Marzelo. Dii poi alditeno sier Alvise Donado qu. sier Hironimo dolor zerca quele aque, voi mover la Piave dii suo alveo, et parlò assai, et ha fato un disegno: fo remesso a vederlo. Fu preso etiam di cavar ponla di Lovo. 54 In questa malina, in do Quaranlie Criminal re-dute per il caso di Alvixe Zanlani circa le piezarie dale per lui : che ’I suo haver pagerà quel che sarà convenuti) sia bene, over non ; el qual ha dato do piezi, i qual sono........... Et parlò sier Antonio di Prioli procuralor, el qual con . ..., et li rispose sier Sebastian Venicr avocato dii Zantani. Andò la parte posta per li procuratori, et ave : . . . . A dì 16. La matina. Fo /etere da Milan, di V orator nostro, di 12, et di Crema di 8 et 11. Il sumario è qui avanti, et fo comandà a bona bora Pregadi, per expedir vicentini, li eli amò sier Seba-slian Ju«linian el cavalier. Veneno li 3 oratori di Verona scriti di sopra, dolendosi di monaslerii di Verona, di monache, vernili molto calivi, et de frali che se impazano con quele, pregando la Signoria provedi. Vene l’orator dii duca de Urbin, dicendo aver