208 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGI.I nell’avvenire, come si dirà, nonostante le sue belle parole nel fine del congresso. Li turchi esaminarono la mia scrittura con assistenza di uomini loro sudditi, esperti del paese, e, trovando tutto veridico, risolsero e conclusero in Dalmazia la pace, come seguì, da tutto il congresso a me attribuita, e nemmeno ringraziato da’ veneti. Tutto si vede meglio nelli miei atti e lettere al conte Kinski. Anno 1699. Conclusa appena la pace, giunse un corriere di Vienna, con ordine che per posta mi rendessi in corte, a pigliare le istruzioni per le esecuzioni della pace, in qualità di commissario plenipotenziario, che fu anche intimato a’ turchi. Obbedii, e mi resi a Seghedino a vedere il mio reggimento, ed ivi trattenutami da un giorno e mezzo, e poi continuando la posta per Kiskemet, giorno e notte. A quattro leghe da Buda fui dopo mezzanotte attaccato, dormendo nel mio calesse, da una salva d’archibugiate, che ferì il mio cuoco subito, che sedeva in serpentina, ed io nella gamba da parte a parte. E se di dietro di me non fosse stato il gran parapetto delle valigie del letto, che pigliò in sè la maggior forza delle palle, sarei stato allora infranto. Il cuoco che si trovava gallonato d’oro in una camisciola: ed io tutto semplice d’un panno scuro, tirato fuori del calesse col cameriere sano, fra l’oscurità fui preso per il servidore ed il misero cuoco per il padrone; giacché ancora gli trovarono addosso il denaio per il viaggio, ed a me nulla, e di più sempre gridava: «Generale! Generale!». E fra queste evidenze si scagliarono tutti attorno di lui mettendolo in mille pezzi; ed io nascostomi a parte sentivo lo spettacolo contro di quel meschino, che dava la di lui vita per la mia, come rompere li bauli, da’ quali levarono parte delle scritture e robe. Ed alla fine bene assicuratisi della morte del cuoco, con il supposto che fosse di me, dandogli nuovi colpi di sciabla su la testa, se ne fuggirono e lasciarono il carro con i cavalli e postiglione intatto: che mi posi così ferito sul carro, raccogliendo le scritture, per quanto si potette. Il cameriere si smarrì per due giorni.