PARTE SECONDA 93 tanto più che l’imperadore, suo caro Aglio, vi si era interposto, mi licenziò dall’udienza. Non vi furono diligenze nè pratiche da me credute necessarie a promovere l’affare dell’elettorato di Coflonia, che non le tentassi; e perciò ricorsi a tutti li cardinali e ministri ch’amavano la giustizia e ch’erano propensi all’imperadore. E tra questi segnalossi Decio Cardinal Azzolini con grandissima efficacia nella congregazioni, sopra ciò tenute per ordine di sua santità. Monsignor Casoni ancora non mancò de’ suoi accreditati uffizi appresso il papa e di consigliarmi altresì prudentemente nel modo che dovevo tenere per il buon fine dell’ uno e dell’ altro trattato. Don Livio, tutto zelo ed ossequio verso la casa d’Austria, non neglesse, benché da’ negozi escluso, di contribuire il suo privato maneggio e di darmi notizia di quanto occorreva per rendermi pienamente informato degli andamenti de’ francesi. Avendo sentito infine la spedizione della bolla a favore del principe Clemente, dispensato nell’ età, feci che per precipitoso corriere fosse mandata in Colonia; onde non mi restò più che desiderare, dopo un sì felice successo, nella corte di Roma. Portatomi a ringraziare l’ambasciador di Spagna per l’opera prestata ad un tanto maneggio, mi disse ch’egli avea fatto in Roma quel che avea dovuto fare, ma che temea giovar poco, mentre, dovendo esser la bolla notificata a monsignor Tanara, più ministro della Francia che nunzio del papa, l’avrebbe resa di poco valore. Questo discorso, tanto per l’affetto che portavo all’interesse del mio padrone, quanto per il dispiacere ch’avevo, che d’un prelato mio amico e paesano un tal sospetto si avesse, mi sorprese in modo, che ne volli parlare con monsignor Casoni. Il quale mi rispose che sua santità teneva nunzi ch’erano suoi ministri e non ministri delle corone, e che il temer ciò era un gran torto che si faceva alla puntualità e giustizia d’un tal prelato, e che se io avessi scritto alla corte di Vienna i sentimenti dell’ambasciador di Spagna, mi pregava a scrivere alla medesima i sentimenti di esso monsignore, il quale non dubitava che all’opera esattissima del Tanara, unita la diligenza