PARTE PRIMA 11 Continuando senz’altro impedimento il viaggio, scoprissimo una punta del regno di Candia, detto Capo Spada; ed entrando fra l’isole dell’ Arcipelago, alla destra lasciassimo Scio e, grugnendo alle Foci, entrassimo al canale delle Smirne, con prendere porto in quell’emporio di mercatanzie per un sol giorno, in cui fossimo trattati nella casa del console veneto. E non altro ivi ammirai, se non la vita tra lussi e delizie di un gran numero di mercatanti europei. Ripostici all'imbarco, nell’uscir della metà del canale, per negligenza del piloto, si arrenò la nave del bailo; ma trasportato il cannone in un altro luogo, acciocché le avesse dato il contrappeso, e adoperati gli argani, dopo gran fatica restò sciolta da quei ceppi sabbiosi. Così seguitando per l’Arcipelago il corso, combattuti da venti contrari, forzatamente entrassimo nel golfo di Cassandra, alle vicinanze del monte Atos. E mentre fra i seni di quei scogli cercavamo l’asilo, c’incontrammo con un legno di corsari, da un francese comandato, che intimorito procurò di fuggir contra terra. Ma dal nostro cannone incalzato, li fu d’uopo il rendersi; benché, dopo un arresto d’una sola notte, fosse libero lasciato. Da quel luogo, con molta fatiga bordeggiando, guadagnammo l’isola di Linno, i di cui abitanti, stimandoci corsari, senza farcene avvedere si diedero alla fuga. Io postomi su d’uno de’ schifi, che doveano andar cercando provvisioni di carne, sbarcato in quelle spiaggie, trovai tutti i villaggi abbandonati e, mentre con miei compagni ad un’altra parte m’incamminai per trovar gente, diedi in un aguato di giannizzeri e cavalleria turca, dietro un scoglio copertasi, che molto travagliò con i schioppi le barche. Ma non durò molto l’errore; perchè, il giannizzero di salvaguardia del bailo gridando, assieme con altri che sapevano la lingua turca, ch’eravamo amici ed inalberando per segno molti pezzi di tela bianca, ci fu concesso lo sbarco in quei lidi. Ne’ quali per mezzo d’interprete passarono vari discorsi tra me e quelle genti che, facendomi sedere su d’un tappeto a tal effetto portato, mi presentarono in cibo mele, formaggio, cipolle, agli, pane ed acqua limpidissima, posta in vasi di terra sigillata. Così con quei principali soldati turchi mi