216 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. M ARSIGLI Sette Torri. Questa promozione anche da concorrenti fu approvata e lodata: e solo il nuovo sargente maggiore conte Valva-soni, che per anche non aveva della carica preso possesso, se ne doleva, come fattogli torto. Il presidente di guerra, che portava il più vecchio capitano Limberg, s’impegnò meco di accomodarlo nella piazza di Sighet, con la condizione che poi l’avessi fatto, come feci, sargente maggiore. Dimodoché nello spazio di due mesi non ebbi che promozioni e promozioni, da fare senza verun mio privato utile, e tutto intento a ritirare dalli promossi una somma applicazione alle nuove leve e reclute, ed allestire un reggimento, che forsi simile la casa d’Austria non vide, come nel seguente anno si farà menzione. Anno 1702. Questo nuovo anno cominciò con la proposizione che il re de’ romani dovesse andare in campagna nell’imperio, per meglio animare le irresoluzioni di quello per l’effettiva guerra contro le due corone di Francia e Spagna. Fu ciò molto esitato nella corte, tanto dal padre che ministerio, per tanti motivi, e quelli massime che fossero anche senza prole mascolina, e che l’esercito suo austriaco fosse troppo debole in paragone delle truppe dell’imperio. Il re desideroso di ciò, le sollecitazioni dell’Inghilterra ed Olanda, ed altre pratiche fecero risolvere l’imperadore a permetterglielo. Dopo di questa dichiarazione, il re cercò di sciegliere per sè i migliori reggimenti ed offiziali, che non erano impiegati nell’Italia, e fra’ primi pose il mio reggimento e persona, benché tutto il ministerio mi volesse nell’Ungaria, al comando di parte delle frontiere e del paese fra il Tibisco e Marusio, col fondamento della notizia che avevo del paese e gente. Tal distinzione a me e reggimento sollecitò più che mai l’invidia e passione di quelli che avevano travagliato, nella minorità del re, di mettermi male nel di lui spirito ed animo ; che con la comparsa del mio reggimento dall’Ungaria a Vienna, che fu di quest’anno alli primi di giugno, cominciò tutto a mostrarsi benigno e con sentimenti di stima superiori alla mia qualità.