PARTE SECONDA 97 comandato, unitasi con l’armata veneta; ma che il parere di esso cardinale era, che il duca di Bramlenburgo non avrebbe mai dati questi vascelli e che solo li promettesse per dar tempo alla morte della regina; e che ciò non si considerava da chi, dal proprio interesse acciecato, esponeva il credito di quella gran principessa a derisione. Io soggiunsi che l’inventore di quella chimera avea molto ben conosciuto il debole della regina, la quale facilmente inclinava dove credea di trovar gloria e riputazione, e ch’era totalmente impossibile l'effetto di questa risoluzione, tanto per parte dell’elettore quanto della regina e della repubblica di Venezia, la quale non avrebbe mai dato quel comando generale della sua armata, ch’ella spei'ava, ad una donna (benché di gran spirito e di reai sangue). Il cardinale mi disse infine: «Conte Marsigli, voi per le poste sete venuto a Roma per sapere un bel giuoco che fassi nella corte della regina di Svezia, e non dubito che lo rappresenterete a sua maestà cesarea, la quale altrettanto saprà compatir quest’idea in una tal principessa, quanto conoscerà che l’eseguirla è impossibile ». Nelle frequenti visite che diedi al Cardinal Flavio Chigi, giusta il debito che me ne correa per i molti benefizi da lui ricevuti, si lamentò egli meco più volte della proceditura di certuni eh’ attribuivansi la qualità di futuri ministri di quelle abadie che dopo la sua morte doveano cadere al principe Carlo di Lorena, e mi ricordò molti servigi, resi a quella serenissima casa durante la memoria di Alessandro VII suo zio, per li quali non meritava simili trattamenti; ma che volea credere che questi fossero eccessi di quella gente indiscreta, senza che il duca ne sapesse alcuna cosa. Io in quest’opinione lo confermai, assicurandolo che il duca di Lorena faceva ogni stima di sua eminenza e che avrebbe non solamente sua altezza riprese e mortificate quelle persone, ma anche sua maestà cesarea immediatamente avrebbe rimostrata l’affezione con cui osservava l’eminenza sua; come in effetto seguì dopo la mia relazione. Don Livio Odeskalki, eh’ avea fatto condurre un bellissimo nuovo cannone, fatto fondere a Venezia con due mortari, alla Vigna Pancrazia della casa Panfilii, m’invitò più volte ad impararli il modo di gettare in più maniere le bombe. Ma questo