PARTE PRIMA 15 sazione pretendeva. Si tentò con destrezza da’ ministri d’am-bedue i baili il silenzio di queste pretensioni, come contrarie al dritto d’un ambasciatore e solamente fondate sull’avarizia del pretensore; ma riuscito tutto vano, bisognò pagare i talleri richiesti e soccombere al minor male, per evitare il maggiore, ch’era la visita della stessa casa del bailo. Fra queste turbolenze, che impedivano la pubblica entrata al Civrani, ed al Morosini la partita, non tralasciai d’incominciare ad informarmi di più qualità de’ turchi, a penetrar l’ordine e le massime di quel governo nel politico, nel civile e nel militare, e ad osservare la situazione ed il materiale di Costantinopoli; risolvendo allora di dar mano col tempo ad un Trattato ch’avesse dato pieno conto di quella milizia, (come già lo effettuai e diffusamente si vede in tante memorie). Mi dilettai ancora d’indagare le naturalezze di quel mare o canale; e, trovatovi qualche cosa di rilievo, ne feci una dissertazione stampata e dedicata a Cristina regina di Svezia, che in Roma me la richiese. In questo mentre non mancava la gentilezza del bailo di farmi assistere da un giovane che, colla sperienza del linguaggio, mi avesse potuta render paga la mia curiosità, che molto li riusciva grata. Ma io, per maggior mia comodità, mi scelsi un altro, ebreo di qualità e Cubài di nome; col di cui aiuto, interpretazioni e conoscenze che fece prendermi de’ turchi, incominciai meglio a soddisfare i miei pensieri. Giunse intanto, sovra bellissima nave francese, il signor della Ghilorog, ambasciador di Francia, nativo di Bordò, dotato di belle lettere, grato nella conversazione, caro al suo re, e che seco aveva la sua moglie ed una vaga figliuola. Questi sbarcato sottentrò a quel che vi era, signor di Noandel, che per più anni aveva sostentata l’ambasciata; fece pompa d’una quantità di cavalieri, musici e cuochi esquisiti che s’aveva portati, con una massa di delizie che rendevano, non meno agli altri che a me, di piacere quel soggiorno. Il procurator Morosini, che più per sua bontà che per mio merito aveva preso ad amarmi, come amico di questo nuovo am-basciadore, il quale aveva conosciuto in Parigi nel tempo che