104 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI meco il modo (li fortificar ivi l’imboccatura o sia conflusso del Tibisco. Da Slankamen poi si rese in una giornata a Seme-lino, dov’erano giunti ad inchinarseli gli uffiziali maggiori ed i generali dell’esercito. In quel luogo avendo dormito la notte, la mattina poi seguente passò il Savo sul ponte; nel di cui termine incontrato dall’elettore, passarono ambedue vicendevoli, ma solo esteriori, complimenti. Indi dall’ elettor medesimo portato intorno alla linea di circonvallazione, fu, dentro di essa, da tutto l’esercito con triplicato sbaro salutato. Visitò poi le trincee che, per la sperienza ch’avea, lodevolmente approvò. Invitato infine ad un squisitissimo banchetto, che per la sua debolezza non durò guari, portossi al campo, ch’avea formato quattro ore più a basso di Belgrado la cavalleria, eccetto alcuni pochi squadroni; e giuntovi verso la sera, fu di nuovo assalito da una violente febbre, che fece dir da’ medici non potere affatigarsi più oltre in quella campagna, come in effetto pur troppo avverossi. Nell’altra sera seguente ricevette il duca medesimo l’avviso che si era destinato per l’altro giorno 1’ assalto alla piazza ; onde, chiamatomi, ordinomini che fossi andato a trovarmi a quell’azione, come feci; poiché, preso nella sua propria sedia dal generale Tinevold, giugnessimo ambedue appiè della trincea nel tempo stesso che l’assalto cominciava. E, mentre andavamo a trovar l’elettore, avessimo la sfortuna di veder condurre morto, dal piede della breccia, il generai conte di Schiaf-fenperg. In fine vidi il termine dell’assalto e la conquista di Belgrado, senza molta resistenza di quella guarnigione che, fuggita nel piccolo castello, fece ventilar alla nostra vista una bianca bandiera in segno di volersi rendere schiava. Ma chi non ebbe tempo d’ivi ricoverarsi, fu tagliato a fil di spada, senza considerazione di sesso nè di età. In quest’assalto restò mortalmente ferito un certo inge-gnier francese di nome Broegl, il quale prima di spirar l’anima mandommi a chiedere perdono per quello che avea contra me operato, facendomi soggiugnere che senza questo stimava di non potersi salvare. Tal proposizione mi rese quasi stupido,