52 autobiografia di l. f. MARSIGLI mi pose. E posso dire che seguitò a strascinarmi tutta quella notte e tutto il giorno che sopravvenne, in cui (senza un momento di riposo, dal punto che l’esercito ottomano cominciò a fuggire) si rese fra Giavarino ed Ungaris Oltenburg : marcia di 15 leghe, fatta in meno d’ore 18, come contai. In questa fuga, tanto a me tormentosa per i spasimi che soffrivo, altra consolazione non mi diede Iddio, se non di farmi vedere abbattuto l’orgoglio del gran vesir Carà Mustafà, che marciava con la testa e con le braccia cadenti, e colla faccia da un fazzoletto cinta, quasi la volesse coprire per vergogna alla vista di quell’esercito che di continuo lo malediceva. Nel suddetto campo, che fu il termine della prima frettolosa marcia, furono rinfrescati, con 1’ erba eh’ ivi trovossi, piuttosto gli animali che gli uomini : li quali già trovavansi privi di provvisione e di tende. Il mio padrone, ch’altro non avea seco se non tre o quattro pezzi di biscotto ed una mezza candela, pose quelli a mollo nell’acqua e questa a struggere in una padella da un vicino imprestatali; e tal vivanda, la piò dilicata che potesse allora trovarsi, soddisfece non men la sua, che la mia fame. Al nascere della luna, col medesimo splendore della precedente notte, lo sconfìtto esercito continuò la sua fuga, passando sopra i ponti di Rabniza e Rab, ne’ quali sa Iddio il pericolo, che passai, di perdermi fra le bastonate, fra le zampe de’ cavalli di soma e fra la precipitosa fuga di tutti, che sembravano dar l’assalto a’ que’ ponti; giacché credeano che nel termine di quel passaggio si trovasse la loro salvezza. Ed in effetto assai maturamente il campo si era di là dal Rab, molto da Giavarino distante, collocato. Ed in esso altro non vedeansi che piccole tende appresso il quartiere del gran vesiro ; ch’ivi per due giorni riposandosi volle far reo dell’infelicità di tutto il sinistro successo l’Ibrahim, pascià di Buda, suo emulo, che alla sua presenza fece strangolare, non senza pericolo della sua vita, per il dispiacere che ne mostrò l’esercito, con susurri e mormorazioni. In questo riposo mi fu solamente di sollievo il seguitar li due fratelli, miei padroni, che andarono alle vigne di Martinsberg a raccogliere uve squisitissime, le quali a caro prezzo venderono