PARTE QUARTA 211 tuoso bagaglio e che domandava al mio espresso se il generale Hem era in ordine lui egualmente per escire in campagna. La deputazione a me del medesimo bassà me la confermò; e la pre-mentuata lettera del consiglio di guerra, speditami dal Hem per un suo espresso aiutante, come un trionfo, me ne chiarì. Risposi al generale Hem, che rispettavo gli ordini dell’eccelso consiglio di guerra, ma comechè mi trovavo essere plenipotenziario fatto da sua maestà cesarea e da lei istrutto immediatamente, che ve-run altro, che lui, mi poteva nè comandare, nè far fare passo diverso dalle mie istruzioni, nelle quali non avevo veruna notizia di questa disposizione del consiglio di guerra; e che intanto si poteva addrizzare, per questo suo macchinato desiderio, a sua maestà cesarea. Il Hem, atterrito di questa risposta, avvisò subito il bassà di Belgrado che non ritardasse a lasciar avanzare il commissario turco a Slankamen, dove mai si sares-simo potuto accomodare, e che per necessità dalle corti sarebbero stati comandati od avrebbero assieme fatto il negozio. E siccome il Hem scriveva tutto in italiano per comodo dell’interprete, ch’era un etareo rinegato mantovano e che venne poi col medesimo plenipotenziario turco, mi comunicò tutte le lettere del Hem in copia, che mandai alla corte; che sotto d’altro principe l’avrebbe passata male. E riflettendo a tutte queste iniquità, presi orrore del servizio cesareo e stabilii che, dopo terminata l’esecuzione della pace, mi volevo ritirare, perchè in veruna forma non vi era sicurezza. Si diede principio all’esecuzione delli limiti dopo fiero contrasto per Slankamen, che li turchi volevano possedere, e con essa la bocca del Tibisco, e che il Hem aveva assicurata la corte che, secondo le parole dell’ istromento, doveva restare a’ turchi. E gli ambasciadori, sentendo questa relazione, dissero che ciò si aveva espresso, come io l’avevo approvato. Se questo Hem andava tanto per mancanza di esperienza in ciò e nel conoscere li turchi, e per farmi perdere nella corte gli cedeva questo posto, cuore di tutta la frontiera, dicendo che le parole erano favorevoli a’ turchi e che la colpa era la mia, come avrebber fatti li stessi che furono ambasciadori a Car-