176 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. M ARSIGLI relativa risposta, come conveniva ad un cavaliere mio pari ed alla libertà di parlare e scrivere quello che poteva e doveva un servitore di sua maestà, come io. Non passò molto tempo, che l’inimico cominciò a far sapere il suo avvicinamento coll’armata comandata dal gran vesiro, facendo precorrere li tartari; dimodoché nel consiglio fu risolto di prevenire il di lui avanzamento sopra li colli, che comandavano la nostra circonvallazione, e cominciare una ordinata ritirata per il ponte del Savo ; che non potendo portare il peso della grossa artiglieria, si dovette supplire con barche di trasporto, fra molti pericoli e fatiche. E susseguentemente di tutto l’esercito e riquisiti ne seguì un’ordinata ritirata, che nella retroguardia sempre fu sino a Peter Varadino incalzata da’ tartari. Passò il nostro esercito il ponte del Danubio sotto la medema piazza, accampandosi nella pianura di Bacca; da dove fui distaccato con due mila uomini, che accampai su la spianata del-l’istessa fortezza, facendo travagliare al meglioramento delle fortificazioni questi sino alla fine di novembre; nel qual tempo ricevetti gli ordini di marciare con questi sino a Pest, dove seguì la ripartizione de’ quartieri della medema gente. E toccando di me e mio reggimento per quartiere il comitato di Haisol, poco avanti di Natale cominciai a gustare quel riposo, nel quale mi divertii con il principio delle mie osservazioni de’ minerali, che in quelle vicinanze sono così abbondanti e che furono il primo fondamento d’uno de’ tomi della mia opera del Danubio, intitolata dalla vegetazione dei minerali. Il resto del quartiere fu da me impiegato tutto all’economia e rimessa del reggimento per la prossima campagna; e solo mi occorse in questo mentre di particolare un esempio del valido patrocinio della Beatissima Vergine in favore di un povero condannato soldato, che mai dalla scala del patibolo potette essere dal carnefice gettato, benché quello debole e questo fortissimo et esperimentato carnefice; che, gridando d’aver perdute le forze, domandò l’aiuto del carnefice della città. Ed il paziente sempre invocando il nome di Maria, accadette che sonò il mezzogiorno; nel qual momento, invocando io stesso il nome di Maria, gridai