28 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI Questo avviso diede prova dell’animo grande di quel ministro che, rassegnato alla volontà della sua patria, si preparò all’obbedienza, col compatimento di tutti gli amici, indifferenti e turchi stessi, per la disgrazia d’un così gran castigo, in una causa che ne fu, come mostrai, così innocente. Con questa occasione, pensai di pigliar la strada per il ritorno in cristianità, come feci coll’occasione dell’interprete, di nome Giacomo Tarsia, per poi pigliar da Belgrado il cammino di Buda e Vienna, come il bailo me ne fece ottenere i passaporti. Occorse che il Cuniz, residente cesareo, allora dovea avere la sua udienza dal sultano in pubblico divano, e pigliai la con-giontura d’accompagnarlo come uno di suo seguito, vedendo tutte le solite cerimonie di pranzo, di paghe di milizie e vestito, che dona la Porta a chiunque va al gran signore. Fui io pure introdotto e tenuto per le braccia da due turchi ad inchinarmi al sultano, che stava a sedere come quasi sopra d’un letto. Mi licenziai in ultimo dagli amici cristiani e turchi, mi preparai e m’accinsi col mio camerata al viaggio, pigliando la strada d’Andrinopoli, residenza pure de’ sultani; ed ivi visitate le pili belle moskee ed il serraglio, nelle parti che potevan vedersi, continuai a Filippopoli, lungo il fiume di Moriz; dove fossimo trattati dal metropolita di rito greco, di nome Dionisio, che davanti era stato patriarca di Costantinopoli, che mi diede più notizie per la continuazione del mio assunto di formare lo stato della chiesa greca, armena e stato giudaico, come feci e si vede nelle scritture. Di là c’ inoltrassimo a «Sophia, situata in mezzo ad una corona di monti che fa l’Emo, abbondante di più bagni caldi e che non era che un ammasso di borghi; come trovai l’altre due precedenti città, con tanto mio stupore sulla fama loro. Di più venni a Mssa accompagnato da buon convoglio di cavalleria, per l’insicurezza che gli assassini di strada davano. Questa pure non era che cinta di pali e di poca male ordinata terra. Indi giunsi a Belgrado, dove incontrai una fierissima peste, che ad ogni modo non mi levò l’animo d’osservare quella situazione, sintanto che si preparavano le noleggiatile da continuare sopra cavalli la strada che non ammetteva più carri,