76 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. M ARSIGLI ta (la me ad un tal monsieur Golon in Olanda; il quale, per una certa somma di danaio essendo stato preso da sua maestà cesarea per capo minatore nell’assedio di Buda, fingevasi ch’io li scrivessi che, se non avesse menati minatori più atti di quelli ch’e-rano stati cassati, averei fatto fare ad essi il medesimo ch’alli primi : e che per sapere chi ciò li scrivea, appiè della lettera si aggiugnea un viglietto, attaccatovi con una spilla e fermato col mio nome e sigillo tagliato da qualche quietanza o passaporto. Li suoi veri amici, che contra di me alcuna passione non avea-no, consigliarono il marchese suddetto a non servirsi di questo mezzo insussistente per opprimere l’onor mio. Ma, prevalendo i sinistri uffizi de’ maligni, mi sforzò a ricorrere a sua maestà cesarea, supplicandola che facesse giudizialmente produrre il fondamento di questa reità che mi si addossava, L’imperadore, ch’altrettanto avea buona opinione di me, quanto era mal soddisfatto per varie cause del presidente di guerra, stava sospeso. Ma stretto infine fortemente a far quest’atto di giustizia, scelse una commessione così strepitosa, che fu senza esempio ; poiché eomponevasi de’ conti Kinski, Stratman ed Oèt-tingen, alli quali (eccetto quell’incontro a Buda col secondo) ero affatto ignoto. Ma l’introduzione, eh’ ebbi appresso di loro per la giustizia, m'aprì l’adito d’una servitù e particolar amicizia con i suddetti conti Kinski e Stratman, li quali nel sentir questa mia persecuzione divennero miei parziali amici, anzi protettori; e tanto più che, fattasi dare dal marchese di Baden la lettera colla coscrizione pendente, restarono così confusi che dissero all’imperadore : « Se questo modo di far lettere basta legalmente a costituir un reo, nè la maestà vostra, nè alcun ministro sarà per l’avvenire lontano da qualsivoglia reità che mai possa imputarsi, potendosi da ogni sorta di scrittura tagliar il sacratissimo suo nome, come altresì il nostro, ed attaccandoglielo legittimare qualsiasi enorme carta. Il comunicar questa lettera (soggiunsero) al conte Marsigli, è un porre la maestà vostra nelPobbligazione di far vive risoluzioni contra d’un suo giudice, poiché seguiranno dalla parte dell’offeso le giuste e legittime petizioni ».