8 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI d’estate, durante la fiera di S. Bartolomeo, nella pubblica piazza; in cui sopra d’un bel carro trionfale feci farle una serenata, colorita col diletto ch’apportava al Cardinal Castaldi, allora legato. Lo sprone in ultimo della gloria ideatami mi stimulò a partire per Padova, insieme col dottor Montanari. Presi in quella università l’essere di matricolato, aggregatomi alla nazione de’ dispersi, e posi ogni applicazione alla matematica ed anatomia del corpo umano, che fece il Pighi, famoso professore in quella città, rapportandola io in un’epitome al dottor Marcello Mal-pighi di Bologna, che di tal nobile scienza m’aveva dato qualche principio. Il corso di questi studi mi fu arrestato per alcune settimane dagli inviti del Cardinal Castaldi che, vago di veder la giostra del rincontro, per un de’ cavalieri combattenti a sé mi chiamò. Io subito l’obbedii rendendomi a Bologna, benché ripresone da mio padre, come non fattonelo prima avvisato. Furono preparati i requisiti, ma indarno ; poiché, da altri accidenti divertita, la giostra non potè seguire. Onde il mio arrivo non fu creduto senza mistero; poiché nello stesso punto si solennizzarono con un festino le nozze della dama Zambeccari, già sposatasi ad un altro cavaliere, le cui felicità, per forza d’amici che mi condussero, mi fu d’uopo invidiare nella casa sua stessa. Accidente così strano diede al medesimo cardinale motivo di meco scherzare. Ed io, che non aveva altro fomento alle mie speranze, pregato mio padre per mezzo del suo confessore ad osservarmi la parola, già datami un anno prima, di farmi andare in Costantinopoli con titolo di camerata del bailo di Venezia Pietro Civrani, eletto a tal carica coll’opera del Cardinal Flavio Chigi, in mancanza del Sagredo fatto patriarca di Venezia, il quale m’aveva la stessa condizione accordata, mi preparai ad aspettar l’imbarco, già cominciato ad esser tenuto uomo perso, quando in effetto incominciai a trovar la mia fortuna, se poi m’aprì la strada a quelle notizie che tanto mi giovarono nel tempo che fui da’ tartari fatto schiavo, come appresso narrerò. A’ primi di luglio del ’79. si resero nel porto di Venezia due galee, una da Mario Bragadino e l’altra dal Valiero comandata;