58 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI il quale scrisse una lettera all’Omerspei, mio padrone, avvisandoli eh’ era pronto a pagare il mio riscatto, purché m’ avesse condotto sopra d’una montagna di qua dal castello di Dovaria, dove avrebbe fatto il pagamento. In questo mentre li morlacchi delli confini de’ turchi già cominciavano a ribellarsi ed a fare qualche scorreria a danno de’ medesimi, tanto per terra quanto per mare, ed avevano in quell’istesso tempo attaccata, in faccia di Magasca, una barca carica di merci e di turchi, che passava da Venezia a Durazzo. Quindi avendo saputo alcuni di essi ehe'l’Omerspei con alcuni turchi dovea rendersi con un schiavo al suddetto luogo, si posero in agguato (il che fu nel giorno di San Giuseppe) entro ad una selva; ma temendo di uccidere lo schiavo, se avessero scaricata una salva d’archibugiate, o che li turchi medesimi l’avrebbero per dispetto decapitato, si astennero da ogni insulto e diedero libero il passaggio. Ma uscito di questo pericolo, dopo poche ore mi trovai nel l’altro; perché il capitano di Dovaria, ch’era turco, non solo negò il passo, ma anche minacciò di arrestar me ed il mio padrone. Il quale fu perciò obbligato a fuggir di nuovo ed a riportarmi alla sua casa, con ferma risoluzione di volermi vendere altrove in Turchia. Onde io, tutto malinconico ed ormai disperando quella libertà ch’avevo quasi toccata con le mani, ricorsi (come altresì avevo sempre fatto in tutto il tempo della mia schiavitù dine) al patrocinio della Beatissima Vergine, che nel giorno delli 2 di luglio, consecrato alla sua Visitazione, avea permessa la privazione della mia libertà. Non restai per ciò privo del suo aiuto; anzi nella sera del giorno dedicato alla sua santissima Annunziazione mi arrivò la felice nuova del riscatto, perchè sul tramontar del sole vidi comparire nella casa del padrone un uomo miseramente vestito, turco di religione e di nome Saban ; il quale, dopo d’aver abbracciato l’Omerspei, li domandò dove era lo schiavo Federico (così ap punto avevo fatto sempre chiamarmi), ed essendoli stato io additato, mi prese la mano destra ed osservò un segno eh’avevo nella medesima; onde m’avvidi eh'essendo stato così struito teneva la facoltà di liberarmi.