196 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGI.I il (letto decreto, restando tutto l’inverno il litigio vivo con tal mio discapito. Anno 1697. Venuta la primavera, comparve di nuovo l’elettore di Sassonia a Vienna, che, pieno di credito in me, si rallegrò del mio ineglioramento e, consultandosi per l’eminente campagna in Ungaria, dove secondo l’alleanza doveva anche in quest’anno comandare, e vertendo più pareri per regolarla fra diversi disegni, si risolse di sospendere veruna determinazione, sino a tanto che io non fossi stato a riconoscere più basso di Slanka men s’era possibile di stabilire un ponte sul Danubio, per potere per brieve strada comunicare dal Savo a Temisvar. Questa ricognizione si conosceva per difficile ed azzardosa. Ma come che doveva essere di tutto la base, convenne di pensare a superare ogni difficoltà; e benché anche debole per la gran malattia di Vienna presi le poste, mi resi a Seghedino ed a Senta, dove trovai 300 cavalli del reggimento Pace e 300 ussari raziani che attendevano, e con questi a Begg mi resi, passando il Tibisco con barche. Ed ivi, col favore della notte, cominciai la mia marcia per il paese dell’inimico sino a Begkerek, dove in un vecchio forte lasciai 100 aiduchi presi a Begg, per assicurarmi la mia retirata sopra del fiume Beghi, che ivi dovessimo passare a nuoto. E continuata la marcia per una deserta pianura sino alle ripe del Danubio, in un sito equidistante a Belgrado che Slan-kamen, e sorpreso dalla notte che m’impediva di fare un’esatta recognizione, convenne di ricovrarsi in un aguato fra le paludi, affine di non essere scoperti; e durante la medesima notte l’inimico preparossi con tutte le forze di Belgrado per inghiottirmi. All'alba cominciai con l’aiuto di due bone guide a riconoscere il sito e trovarlo a riguardo delle sponde comodo per il ponte, per il disegno della campagna, ma come troppo lungo e senza aiuto d’isole, molto esposto alli venti. Senza indugio, terminata la mia intiera recognizione, ripigliai la mia marcia per Begkerek; che nel più bello, dalla lontana, di là dal fiume Temis, vedevamo accompagnati da 12 mila turchi 3.000 carri di proviande, che il seraschiero Giaffir, bassà e comandante di