PARTE SECONDA 49 cantante, il quale nell’anno 1680, ritornando io da Costantinopoli a Venezia, mi pagò 200 talleri, per una lettera di Pietro Ci-vrani, bailo alla Porta. Nè m’ingannai nella speranza presa su tal uomo, perchè, essendo egli di molto credito appresso turchi, fu una delle maggiori cause che concorsero prima a liberarmi dalla morte e poi dalla schiavitudine. Questi nuovi miei padroni non mi strapazzarono con le fa-tighe nel campo sotto Vienna, e mi cibavano con i loro avanzi di carne e di frumento pilato, e mi permetteano di bevere quanto vino giornalmente volevo; giacché li carrettieri di tutta l’armata, de’ quali era la maggior parte raziana, in abbondanza ne portavano dalle ricche cantine de’ borghi di Vienna. Avendo voluto poco dopo il vesir dare un formidabile assalto alla piazza (per il quale nelle tende del campo neanche i cuochi erano restati: portatisi tutti armati alla sua presenza), l’Ahmet pascià di Temiswar, ch’era stato mio padrone, arditamente li disse che non intendea ciò che intraprendeva e s’inoltrò alla correzione con quella rabbia che gli inspirava non meno il zelo ch’avea del buon servigio del suo monarca, che la passione che pativa per un’impresa alla quale era stato sempre contrario. Il vesir, fra parole di palliata confidenza, 1’ obbligò a bevere del caffè avvelenato. Fatto il pascià ritorno al suo padiglione, fu sorpreso la notte seguente da tali dolori, che non ebbero altro medico che un ebreo. Il quale, dal vesir medesimo corrotto e mandatoli, servì solo ad affrettarli la morte ; che successe nel seguente giorno, con notabil’enfiagione del cadavero, che fu sepolto sotto due gran noci sulla strada di Herlnoltz. Si avanzava intanto la stagione, mancavano le forze de’ turchi, crescevano fra di loro le mormorazioni e le discordie, venivano meno i viveri d’ogni sorta. Ed il maggior rimedio di questo disordine erano li tartari che, con l’aiuto di quelli schiavi ricomprati a vilissimo prezzo da’ turchi e dalla morte (per tema che la decollazione di tanti innocenti avrebbe cagionata qualche gran ruina all’esercito, come poi nella rotta gli avvenne), raccoglievano per le campagne quel poco di grano che trovar si potea. 4