PARTE SECONDA 57 di scarpini di lana: miseria ch’altrettanto rendevami odiosa la vita, quanto la povertà de’ miei padroni mi privava d’ogni possibile aiuto. In questo mentre che le forze in qualche parte mi ritornavano, feci nuovo contratto con li miei padroni per il mio riscatto e li promisi di pagarli 300 zecchini in contanti ed altri 100 in robe, ogni volta che avessero fatte capitar con sicurezza le lettere che io scrivevo (dissi) a Venezia, alla mia madre vecchia, affinchè avesse domandato questo danaio al signor Giusto Va-neich, famoso mercante fiammengo; il quale avevo detto che m’avea spedito all’TJngaria per suoi negozi, quando fui fatto schiavo. Ma scrissi effettivamente a Venezia a Pietro Civrani ed a più amici a Bologna, immaginandomi che li miei fratelli, partiti per la Francia con monsignor Ranucci, non fussero più in patria. Tutte queste lettere indrizzai sotto sua coperta ad Antonio Mozato, mercante ch’avevo conosciuto a Spalatro nell’anno 1679 andando a Costantinopoli. Oltr’a ciò il turco Omer trovavasi d’avere per fratello d’amicizia, giusta l’uso croatto, un certo Marco Bassi da Magasca, a cui con un corriere indrizzò le mie lettere; le quali, giunte a Venezia ed alla mia patria, fecero risorgere tra’ vivi un ch’era già tenuto tra’ morti con tutte quelle circostanze che sono aborti dell’immaginativa; e tanto più che, essendo state fatte di me tutte le diligenze possibili, non se n’ era mai avuta nuova. Capitato, prima che agli altri, a Pietro Civrani il mio avviso e risvegliatosi in lui l'antico affetto, assai lieto per vedere ancor vivo colui ch’avea pianto per morto, altro non fece ch’aprire il suo scrigno, chiamare un mercante di panni, amico mio, e dargli danaio e bastimento espresso, con ricapito nella Dalmazia, dove tempo prima era stato generale. Il danaio che diede fu di due mila zecchini, posti in una borsa, con ordine che, non essendo sufficienti, si fusse impegnato maggior somma a suo debito. Giunto questo mercante a Spalatro, si rese col Mozato a Magasca nel convento de’ padri francescani, tenendo con molta prudenza occulta la mia condizione al medesimo Marco Bassi;