12 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI trattenni insino che, fatte le provvisioni de’ viveri e venuta la notte, ripreso l’imbarco, ci rendemmo alla nave del bailo. Nel giorno seguente, avendoci impedito il viaggio il vento, fui visitato da due di quei musulmani che avevan meco mangiato; e portandomi alla città di Linno coll’arme da caccia, dopo un pranso a loro uso, mi fecero vedere il luogo in cui si cava la famosa terra sigillata di Linno e su d’un colle la fortezza- vicino alla città. Indi passato alla caccia delle coturnici dagli occhi e piedi rossi, osservai con stupore che uccidendole per aria correvano subito con un coltello a tagliarli il capo, con supposizione che noi altri cristiani fossimo ancora così superstiziosi nel sogattamento. Infine carico di caccia, di frutte e donativi, mi restituii a’ compagni sul mare, dove potei trattenerli col ragguaglio del-l’occorsomi, insino che risolvessero i piloti, a dispetto del vento, di rendersi alla vista dell’isola di Tenedo, da me particolarmente per coriosità visitata, in tempo appunto che cominciava il ramasano ossia quaresima de’ turchi. Trovai che questi solamente la notte si deliziavano in mangiare, e bere quei saporiti moscatelli. Osservando la situazione di quell’isola che nella guerra di Candia aveva tanto strepitato, benché, per il castello comandato da un monte e per la facilità di sbarcare in altro porto vicino, fosse sprezzabile, su d’una barca presa a nolo da’ greci, traversando il canale, approdai nell’Asia; dove, avendo vedute le antichità sontuose di Troja, se pur sono sue, mi risolsi di riportarmi al vascello. Ma il grido che correva della peste, che era nell’isola di Tenedo, mi fece prendere in tal sospetto da quei marinari, che non vollero accettarmi, se prima, fatta una severa inquisizione, non fu trovato assai minore alla fama il male. Intanto per un intiero giorno mi bisognò stare esposto all’ingiurie del vento. Nel giorno poi di S. Luca, a’ 18 di ottobre, Iddio ci volle consolare con mandare un silocco, che a vele gonfie ci portò dentro de’ primi castelli fabbricati da’ turchi durante la guerra di Candia, dopo la terribile sconfìtta ch’ebbero dall’armata veneta, nella punta de’ Barbieri, alla vista degli altri due vecchi, detti de’ Dardanelli; dove entrato l’interprete ed il capigv,