PARTE TERZA 139 Presi dopo la mia strada per la pianura del Sirmio, ed arrivato a Gregorovitz, m’incontrai con una partita di aiduchi ra-ziani, ch’aveano allora il medesimo paese del Sirmio ricuperato e che voleano malmenar tanto il bei quanto la mia persona; ma per tedesco riconosciutomi, se n’astennero, sicché felicemente per la via di Bucovar mi resi ad Oéssek ; intorno a cui stava con un corpo d’esercito accampato il conte Guido-baldo de Starliemberg, il quale, dalla guardia che m’aveva arrestato intesa la mia venuta, mi fece subito entrare alla sua presenza. Indi datimi rinfreschi, fece prepararmi la posta per la continuazione del mio viaggio, che ripigliai per Buda, Stri-gonia, Comorra, Giavarino; donde mi resi a Vienna. Nelle di cui poste sentendosi ch’ero giunto, svegliossi non men curiosità del popolo che ammirazione nell’istesso padrone; il quale non sapeva immaginarsi come così presto fossi potuto essere stato di ritorno con tutte quelle notizie che tanto il ministero sospirava. Ma la ragione si era che dal principio della guerra, insino a quel tempo, non era stato alla Porta un uomo di tal fede, ch’avesse potuto riportare informazioni tanto viri-diche o di tanto rilievo. Non ancora m’avevo tolti di stivali, che giunse il conte Kinski col segretario Werdemburg, per intendere quanto riportavo appartenente a’ trattati di pace; circa la quale li dissi ch’era già disposto il gran vesiro a trattarla sub tentoriis. Indi mi portai subito alli piedi di cesare, nelle di cui mani ricapitai le lettere; ed oltre a quelle che li diedi a voce, li feci in iscritto un’intera relazione di quanto poteva essere del suo imperiai servigio (come apparisce etc.). Su questo fondamento si tennero in corte molte conferenze, nelle quali fu risoluto che al principe Luigi di Baden si dasse una facoltà di trattar la pace per la parte di cesare, come per quella dell’ottomano l'area il gran vesiro, e di commettere a me che, nel passare per l’esercito turco, avessi cominciato, come ministro del re d’Inghilterra, ad assodare i positivi preliminari della medesima; ed in fine fu determinato che, per rifarsi della sfortuna patita l’anno precedente nella caduta di Belgrado, si dovesse tentare un ardito fatto d’armi. Ed in effetto,